Fast, l'occhio che ascolta. Il radio-telescopio più grande della Cina

In compagnia di Umberto Guidoni, due chiacchiere sul radio-telescopio più grande mai esistito, nella Cina sud occidentale

Fast, l'occhio che ascolta. Il radio-telescopio più grande della Cina

Oggi mi trovo nella provincia del Guizhou, Cina sud occidentale, e sono di fronte ad un impianto molto particolare. Stiamo parlando del più grande radiotelescopio al mondo, il Fast. Grazie alla mia tessera di giornalista professionista, sono potuto entrare in questo impianto e sono anche in buona compagnia. Saluto infatti in videochiamata dal Guizhou Umberto Guidoni, astronauta, grande astrofisico, divulgatore scientifico, che ci accompagna da remoto nel viaggio di esplorazione di questo eccezionale strumento di indagini stellari.

Una domanda un po’ naive è la prima che pongo: come mai si costruisce un radiotelescopio del genere e, soprattutto, che cos’è questo Fast?

UMBERTO GUIDONI: È un radiotelescopio, cioè un telescopio che non guarda gli oggetti con gli occhi come faremmo noi ma legge le emissioni degli oggetti in lunghezze d’onda, le onde radio appunto. Parliamo di lunghezze che variano da qualche decina di centimetri fino a diversi metri. Proprio perché ci sono lunghezze d’onda molto molto grandi anche i radiotelescopi devono essere molto grandi e il FAST (l’acronimo viene da Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope), ad oggi, è il più grande. Queste grandi dimensioni danno anche la possibilità di avere una grande risoluzione cioè la capacità di guardare, in sostanza ingrandendoli, oggetti minuscoli e molto molto lontani. Stiamo parlando di un radiotelescopio di un’apertura sferica di 500 metri.

Perché questa misura e, soprattutto, dov’è l’elemento innovativo di questo impianto?

GUIDONI: Beh, è assolutamente innovativo perché intanto, come abbiamo detto, è il più grande del mondo, ha un potere di risoluzione - e una capacità di raccogliere informazioni che vengono dallo spazio - due o tre volte superiore a quella di tutti gli altri strumenti simili costruiti in precedenza. L’altra novità è che questo telescopio è fisso come quello di Arecibo: essendo stato costruito all’interno di una grande vallata, non è mobile e perciò sostanzialmente osserva porzioni di cielo in base alla rotazione della Terra. A differenza del radiotelescopio di Arecibo, che è completamente fisso, il FAST ha però la possibilità di aggiustare i vari pannelli che costituiscono il suo disco largo 500 metri: ovviamente non si tratta di un’unica superficie ma di tante superfici che possono essere combinate fra loro, per poter aumentare la porzione osservabile di cielo. Questo è sicuramente un aspetto molto rilevante. Altro aspetto ancor più interessante è l’essere in grado di rilevare pianeti extrasolari, cioè appartenenti a sistemi stellari diversi dal nostro. Ovviamente l’idea di poter trovare un giorno qualcosa di simile al nostro pianeta l’abbiamo sempre presente....

Oggi è un giorno molto fortunato perché è il giorno dedicato alla manutenzione: accade solo una volta ogni mese. Quindi posso spingermi addirittura sul margine del grande cerchio di questo radiotelescopio e praticamente camminare su un circuito che è lungo 1,6 chilometri....

Si dice che con questo radiotelescopio si possano captare addirittura segnali radio alieni, una ricerca nota come Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). Ma, a questo punto, le chiediamo se stiamo parlando di scienza o fantascienza. Veramente con un radiotelescopio del genere è possibile individuare segnali di extraterrestri ed eventualmente comunicare con loro?

GUIDONI: Eh sì questa è appunto... l’altra dimensione! Abbiamo detto: cerchiamo principalmente pianeti che ruotino attorno ad altre stelle, vediamo le loro caratteristiche e poi cerchiamo di capire se si tratti o meno di pianeti con condizioni simili alla terra, non troppo vicini né troppo lontani dalla loro stella, con temperatura al suolo compresa fra zero e cento, per cui l’acqua è e rimane liquida. Sono tutti elementi essenziali per la vita. Ecco, se identifichiamo pianeti di questo genere, sarebbe interessante capire se siano o meno abitati e, se siano abitati da specie intelligenti capaci, per esempio, di trasmettere segnali. E’ un fatto notevole che anche la Cina entri a far parte del gruppo di Paesi che si occupa di questo tipo di ricerca, che e’ davvero come cercare un ago in un pagliaio, però è anche un modo per capire se siamo davvero soli nell’Universo.

Cina e Italia negli ultimi anni hanno collaborato intensamente nel settore aerospaziale. Ricordiamo, ad esempio, un satellite sismico per il monitoraggio, congiuntamente costruito e lanciato anni fa dai due Paesi. E possiamo anche citare recenti scambi sulla missione cinese lunare. Come prevede che possano svilupparsi le future collaborazioni tra Cina e Italia grazie al Fast?

GUIDONI: Credo che nella ricerca sia fondamentale la collaborazione internazionale.

Credo anche che nel campo delle scienze l’umanità abbia sempre collaborato, persino nei periodi di
guerra, e lo abbia fatto nel settore spaziale in particolare, come dimostrato dalla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. Prevedo che l’Italia parteciperà alle campagne di osservazione stellare che verranno man mano attivate e farà anche proprie proposte per il Fast.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica