"Feroci combattimenti...". Cosa sta succedendo nel Donbass

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella notte è tornato a chiedere più armi all'occidente e ha parlato di "feroci combattimenti" nel Donbass

"Feroci combattimenti...". Cosa sta succedendo nel Donbass

Il nuovo sabato di guerra in Ucraina è iniziato con ulteriori indiscrezioni provenienti dal Donbass. In particolare, sono proseguiti e stanno proseguendo anche nelle prime ore del mattino i combattimenti a Severodonetsk e nella vicina Lycychansk. Ne ha parlato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo ultimo discorso diffuso su Telegram.

"Combattimenti molto feroci continuano nel Donbass - ha dichiarato Zelensky - La Russia vuole distruggere ogni città, ma l'esercito ucraino sta facendo di tutto per fermare le azioni aggressive degli occupanti. Per quanto possibile. Fin quando ci saranno armi pesanti e artiglieria moderna: tutto ciò che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere ai nostri partner".

I russi, così come fatto del resto negli ultimi giorni, hanno continuato a bersagliare le postazioni ucraine. Le forze di Kiev, dal canto loro, stanno continuando a resistere. Il fatto che durante la notte e durante l'intera giornata di venerdì non sono arrivati aggiornamenti su possibili conquiste territoriali, vuol dire che su Severodonetsk al momento le difese ucraine stanno ancora provando a reggere. Ma la situazione è sempre più complicata e la cifra dei giorni scorsi, resa nota dallo stesso Zelensky, di almeno cento soldati ucraini uccisi al giorno potrebbe essere veritiera.

Mosca sta usando l'artiglieria pesante per provare a chiudere il prima possibile la pratica. È bene ricordare che la città è in mano ai russi per circa la metà della sua estensione urbana. I contrattacchi ucraini degli ultimi giorni hanno in parte respinto le truppe inviate dal Cremlino, ma non hanno sortito l'effetto di un repentino cambiamento nell'andamento della battaglia.

I quartieri orientali e settentrionali di Severodonetsk sono in mano ai russi, quelli occidentali, protetti dal controllo del fuoco che Kiev ha stabilito grazie alla presenza delle proprie forze a Lysychansk, sono in mano agli ucraini. All'interno delle zone controllate dalle forze ucraine c'è anche lo stabilimento chimico Azot, più volte bombardato negli ultimi giorni.

Occhi puntati anche su Slovjansk

Nel frattempo però russi e filorussi sarebbero pronti ad aprire definitivamente un altro delicato fronte. Quello cioè di Slovjansk. Quest'ultima è una delle città più importanti dell'oblast di Donetsk ed è rivendicata dai separatisti filorussi dal 2014. Poco oltre Slovjansk c'è poi Kramatorsk, capoluogo provvisorio dell'oblast di Donetsk.

Obiettivi militari e politici strategici quindi per Mosca, con l'esercito russo che vorrebbe provare a sfondare il prima possibile. Secondo gli ucraini, i russi starebbero ammassando in questi giorni e anche in queste ultime ore decine di uomini e mezzi nell'area di Lyman e Izyum, immediatamente a nord di Slovjansk. La città nel mirino al momento è coperta dalla barriera naturale rappresentata dal fiume Seversky Donetsk.

Altro fronte caldo è quello di Popasna, anche se nella notte da qui non sono arrivati specifici aggiornamenti. Al contrario invece, nelle ultime ore gli ucraini hanno reso note alcune novità riguardanti il settore di Zaporizhzhia. In questa regione meridionale del Paese, dove è situata tra le altre anche la città di Melitopol e dove si trova la più grande centrale nucleare d'Europa, secondo Kiev i russi sono arretrati "di almeno 5 - 7 km". Anche se non sono stati forniti ulteriori dettagli in merito.

Le allerte aeree

Allerte aeree e sirene di allarme hanno invece contraddistinto le ultime ore in alcune province distanti dal Donbass. A partire dalla regione di Kharkiv, il cui capoluogo continua da giorni a essere pesantemente preso di mira.

Ieri il sindaco ha parlato di bombardamenti diminuiti rispetto ai giorni precedenti, ma aumentati di intensità.

“Adesso sparano di meno contro di noi – ha dichiarato ai media ucraini – ma sparano armi più pesanti”. Allarmi aerei segnalati anche a Odessa e Mykolaiv, regione interessata da uno scambio di prigionieri nelle ultime ore che ha consentito il rientro a casa di almeno 28 militari e 13 civili.

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