Alain Finkielkraut non è certo un conformista uno che si adegua allle mode del momento: il celebre filosofo francese autore de La Sconfitta del pensiero (1987) da anni porta avanti la sua critica antimoderna, contro il relativismo culturale, denunciando i continui attacchi alla laicità, la crisi dell'integrazione degli stranieri, l'antirazzismo, temi sui quali si è sempre scontrato con i progressisti che lo accusano di essere un "reazionario" o un "neocon". In Italia per ricevere il prestigioso premio Masi Grosso d' Oro Veneziano, il filosofo è stato Intervistato da La Stampa e prende le distanze dal fenomeno Greta Thunberg e dal climaticamente corretto. "Del fenomeno Greta - sottolinea - mi inquieta proprio che sia diventata un fenomeno, un'icona planetaria, gli adulti del mondo intero si prostrano davanti a lei. L'ecologia è troppo importante e urgente per lasciarla ai bambini. I giovani non hanno esperienza del mondo: come scriveva Primo Levi ne "I sommersi e i salvati", non ammettono l'ambiguità. L'ecologia gli ha fornito l'occasione di essere manichei. Ma della questione ignorano la complessità, i casi di coscienza".
È proprio quel "manicheismo" osservato da Finkielkraut che rende il fenomeno Greta tipicamente populista, intriso di un millenarismo catastrofista che di scientifico ha ben poco e che mira a dividere il mondo fra buoni e cattivi. I "buoni" naturalmente, sono tutti i seguaci di Greta; chi osa fare osservazioni o esprimere un'opinione diversa dal climaticamente corretto finisce direttamente sulla lista dei "cattivi". Parlando di surriscaldamento del pianeta, per esempio, afferma, il nucleare è parte del problema o della soluzione? Ai "gretini" non interessa. "Preferiscono insultare gli adulti" sottolinea. "Il direttore di Liberation ha sentenziato che chi critica Greta è un reazionario, lo trovo sconvolgente: definire reazionario qualcuno significa considerarlo un ostacolo e non un interlocutore. Io invece difendo l'ecologismo esigente" osserva Finkielkraut.
Sul parallelismo fra il '68 e il movimento Fridays For Future, il pensatore francese spiega come, al tempo, "c'erano slogan barbarici. Philippe Muray ha scritto che la giovinezza è un naufragio. Sono stato giovane, ma oggi capisco che è un'età malleabile, conformista e manichea, lo capisci quando ne esci. È il terreno della demagogia dove s'incontrano la destra e la sinistra, dove Obama e Salvini si danno la mano". Alain Finkielkraut non è il primo né l'unico intellettuale ad aver assunto una posizione critica nei confronti dell'attivista svedese e del fenomeno planetario che la idolatra. "Se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta, siamo fritti. Siamo all'ideologia della incompetenza" ha sentenziato nei giorni scorsi il filosofo Massimo Cacciari, dando una una stoccata alla paladina del clima e a tutti i suoi sostenitori, spiegando che argomenti come l'ecologia e l'ambiente non si affrontano in termini "ideologico/sentimental/patetico" ma in termini scientifici.
Su La7, l'ex ministro Giulio Tremonti, aveva distrutto i "gretini" con dichiarazioni al vetriolo: "Il cambio climatico c'è sempre stato. Se uno pensa che Greta Thunberg sia una fatto spontaneo e naturale, forse non ha idea di quale macchina politica e mediatica sta dietro di lei, con un investimento di capitali straordinario alle spalle".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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