Fmi: "In Italia stipendi bassi Aumenta rischio povertà"

L'analisi del Fondo monetario internazionale: "Uno su tre a rischio povertà"

Fmi: "In Italia stipendi bassi Aumenta rischio povertà"

Gli italiani guadagnano meno "di due decenni fa". A dirlo è il Fondo monetario internazionale che individua nella ripresa "troppo debole" post-crisi finanziaria il problema del Belpaese. Secondo gli economisti del Fondo "la retribuzione degli italiani è caduta in basso durante la crisi e non ha ancora raggiunto il ritmo di crescita dei principali paesi dell'area dell'euro".

Gli italiani guadagnano in media meno di 20 anni fa, con i salari e la ricchezza della popolazione in età lavorativa scesi sotto i livelli del 1995, prima dell'ingresso nell'euro. Secondo il Fmi i redditi pro-capite torneranno a livelli ai livelli pre-crisi solo fra un decennio. La quota degli italiani a rischio povertà è aumentata al 29%, con un picco del 44% al Sud, mette in evidenza il Fmi. In questo quadro "l'emigrazione dall'Italia resta elevata".

Gli economisti di Washington suggeriscono al Belpaese di riformare la contrattazione per svilupparla "a livello aziendale anziché a livello nazionale", una misura che stimano potrà portare l'occupazione a crescere di 4 punti percentuali. Altrimenti, insistono ancora, l'Italia impiegherà almeno un altro decennio per portare le retribuzione al livello del 2007. Il rapporto Article IV loda tuttavia le riforme, invitando però a fare di più. Gli ultimi governi italiani, dice il Fmi, "hanno avanzato importanti iniziative di riforma, che sono riuscite a sostenere la ripresa e in generale a stabilizzare gli squilibri", come il debito "intorno al 133%", ma servono "sforzi politici più ambiziosi" per "ulteriori progressi nel ridurre gli squilibri".

E soprattutto per portare il debito "su una decisa traiettoria di ribasso". L'istituzione guidata da Christine Lagarde ribadisce le stime di crescita sull'Italia rese note solo pochi giorni fa con l'aggiornamento del World Economic Outlook. Il Pil italiano salirà dell'1,3% nel 2017, per poi rallentare al +1% nel 2018. Quindi il Fondo prevede un incremento dello 0,9% nel 2019 e dell'1% nel 2020. Secondo il rapporto l'Italia sta attraversando "il terzo anno di ripresa moderata" con il sostegno delle politiche monetarie accomodanti della Bce, l'allentamento della politica fiscale, i bassi prezzi delle materie prime e lo sforzo di riforma del governo. L'Article VI ritiene che la crescita italiana "potrebbe sorprendere al rialzo nel breve termine, anche per una più forte ripresa europea", tuttavia "i rischi al ribasso sono significativi".

In particolare, sottolinea il Fondo, i rischi sono legati "a incertezze politiche, eventuali battute d'arresto al processo di riforma, infrazioni finanziarie e rivalutazione del rischio di credito durante la normalizzazione della politica monetaria" della Bce. E ancora: "L'incertezza sulle politiche statunitensi e sui negoziati per la Brexit aumenta questi rischi".

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