Il fondatore della Nike ai giovani: "Cercate una vocazione, non accontentatevi"

Il fondatore della Nike Phil Knight è pronto a raccontare la sua storia, la sua creazione ma anche le sue crisi finanziarie e personali che hanno plasmato uno degli uomini più ricchi del mondo

L'ultima campagna pubblicitaria di Nike
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"Che diavolo è uno swoosh? La risposta mi uscì da sola: è il rumore di qualcuno che ti supera", la spiegazione più semplice che Phil Knight riesce a dare del logo che ha dato alla sua compagnia, la Nike

La società fondata da Knight oggi genera un fatturato di 34 miliardi di dollari, ha 74mila dipendenti e 54 uffici in tutto il mondo secondo i dati di Forbes. Il suo fondatore è alla 28esima posizione nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. La sua era una ferrea convinzione: non voleva passare tutta la vita a lavorare senza divertirsi, voleva riuscire a divertirsi lavorando. È così che è nata la società, con questo spirito sportivo che dovrebbe coinvolgere tutte le personalità che orbitano intorno a questo mondo.

Il suo è sempre stato un pensiero controcorrente, e proprio quell'andare sempre contro ha cambiato per sempre le sorti dello sport mondiale andando a conquistare gli sportivi con le innovazioni e vincendo la battaglia contro il colosso Adidas. Il pensiero controcorrente della società l'ha portata anche a scontrarsi con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, assumendo il quarterback Colin Kaepernick divenuto famoso per il suo gesto contro l'inno in cui invece di alzarsi rimaneva seduto.

"Avete presente quei meeting aziendali in giacca e cravatta? Ecco, nulla di tutto questo in Nike!", spesso le riunioni aziendali (chiamate Buttface ovvero Facciadaculo) erano tenute in abiti informali e dopo aver passato ore e ore di brainstorming in ufficio i partecipanti si buttavano in un bar chiamato Nido del Gufo in cui discutevano fino allo sfinimento. L'alcol aiutava queste "riunioni".

La gestione aziendale Nike, quale strano mix di coincidenze. Proprio quando la società nacque, Knight decise di affidarla ad un primo dipendente di nome Johnson. Questi gli disse che non aveva idea di come si guidasse un'azienda, che non aveva le competenze necessarie. Lo stesso Phil gli rispose, ridendo:"Non lo sai? E quando mai qualcuno di noi l'ha saputo?". Le scelte della società sono state da sempre molto rischiose e alcune volte la fortuna ha giocato sempre un ruolo fondamentale nel bilancio di Nike. Un professore di economia di Harvard definì questo fenomeno con queste parole:"quando un manager di un'azienda è in grado di ragionare sia tatticamente sia strategicamente, il futuro dell'azienda è in buone mani. Ma lei è veramente fortunato: più di metà dei Buttface ragionano così!".

Il profitto non è mai stata la mission aziendale, l'idea di Knight è sempre stata quella di riuscire a cambiare una porzione di mondo:"dire che un'azienda deve soltanto generare profitto è come dire che un essere umano esiste per produrre sangue".

Il founder della società non ha mai voluto lavorare per altri, ha sempre voluto seguire la sua vocazione di creare qualcosa nel mondo"non mi piaceva lavorare per gli altri, volevo poter dire: questo l'ho fondato io. Questa è una mia creazione, eccola lì. Guardala!".

Knight ora è in pensione, e il consiglio che da ai giovani è di seguire le vocazioni e non adagiarsi troppo.

Quando era a capo della sua società l'imprenditore amava cambiare le posizioni interne dell'azienda, ad esempio un legale veniva spostato nell'ufficio marketing e il contrario. In questo modo i suoi dipendenti avevano sempre nuove sfide da portare a termine e nuove cose da imparare.

È uscito in Italia la sua biografia:"L'Arte della Vittoria".

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