In Francia sono stati appena condotti dei blitz della polizia presso le abitazioni e gli uffici di lavoro di diversi attuali ed ex ministri e funzionari pubblici transalpini. I raid delle forze dell’ordine sono stati ordinati per raccogliere elementi di prova nell’ambito dell’inchiesta in corso, condotta da una Corte speciale, sui ritardi e le inefficienze dell’esecutivo nella gestione dell’epidemia di Covid nel Paese. Nel procedimento penale in questione, avviato in estate, risultano al momento indagati appunto importanti esponenti delle istituzioni d’Oltralpe, tra cui l’attuale ministro della Salute Olivier Véran, il suo predecessore Agnès Buzyn, il primo ministro in carica Jean Castex e l’ex premier Edouard Philippe.
Le ispezioni a tappeto della polizia francese, nel dettaglio, sono andate in scena giovedì e hanno avuto come obiettivi l’abitazione e l’ufficio di Véran, la residenza di Philippe, la casa di Jérôme Salomon, ossia il direttore generale del Servizio sanitario francese, e il domicilio di Sibeth Ndiaye, ex portavoce del governo Macron.
I recenti blitz degli agenti erano intesi a individuare prove documentali a supporto delle accuse promosse in precedenza da lavoratori di strutture ospedaliere, da pubblici impiegati e da semplici cittadini, tutte a carico dell’esecutivo di Parigi. In particolare, le autorità nazionali sono essenzialmente accusate di avere sottovalutato la minaccia del Covid e di avere risposto con lentezza ai primi contagi verificatisi in Francia mesi addietro, faticando a effettuare i test diagnostici sui positivi e non comprendendo subito l’importanza protettiva delle mascherine. Proprio la scarsa consapevolezza da parte dell’esecutivo circa le qualità anti-contagio delle mascherine sarebbe stata alla base della grave carenza di dispositivi di protezione sofferta dagli ospedali d’Oltralpe nei mesi critici dell’epidemia.
La Corte speciale incaricata di fare luce sulle mancanze pubbliche emerse nella gestione dell’emergenza sanitaria è stata finora investita di una novantina di citazioni a carico del governo Macron, presentate da pazienti, dottori, personale dell’amministrazione penitenziaria e agenti di polizia. Tutte le accuse puntano a fare luce sul perché la Francia si sia trovata così sguarnita, sul piano dei test diagnostici e delle forniture di mascherine, a partire dalla prima manifestazione del virus nel Paese.
I blitz citati hanno avuto luogo esattamente il giorno dopo che Macron aveva introdotto il coprifuoco nella città di Parigi e in otto altri Comuni transalpini, con l’obiettivo di frenare il moltiplicarsi dei contagi.
Attualmente, le infezioni giornaliere di coronavirus nel Paese stanno raggiungendo livelli preoccupanti, con conseguente impennata dei ricoveri in ospedale e progressiva diminuzione dei posti-letto disponibili per nuovi pazienti.
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