Dopo la settimana di proteste e scontri che hanno scosso la città tedesca di Chemnitz, in Sassonia, ad infiammare di nuovo gli animi è la discussa sentenza dei giudici del tribunale minorile di Landau, che hanno condannato ad 8 anni e sei mesi di carcere un rifugiato afghano colpevole dell’omicidio della fidanzatina quindicenne, Mia.
L’episodio risale al dicembre 2017, quando, in seguito ad un litigio dettato dalla gelosia, il giovane, Abdul D., si è accanito sulla ragazzina, finendola con 7 coltellate. Una tragedia annunciata, visto che più volte la famiglia di Mia, che viveva a Kandel, nel sud-ovest della Germania, aveva denunciato alla polizia le persecuzioni subite dalla ragazza poco più che adolescente. Richieste di aiuto cadute nel vuoto, fino al drammatico epilogo.
Ora, a distanza di quasi un anno, a far discutere è il trattamento riservato dalle autorità tedesche al giovane reo confesso dell’omicidio. Una pena troppo lieve, secondo molti, quella stabilita dai giudici, che rischia di accendere la miccia di nuove manifestazioni. Già all’indomani del brutale assassinio l’estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD), aveva riempito le strade della città della Renania-Palatinato con migliaia di persone per protestare contro la gestione del fenomeno migratorio da parte del governo tedesco. E in centinaia, secondo fonti della polizia locale, sono scesi in piazza sabato scorso per protestare contro l’immigrazione. Il timore, dunque, è che possa crearsi un nuovo focolaio di tensione, sulla scia dei disordini verificatisi in Sassonia dopo l’uccisione, la scorsa settimana, di un giovane tedesco da parte di due immigrati di origine siriana ed irachena.
Sotto accusa c’è il sistema di accoglienza tedesco. La pena, infatti, è stata comminata dai giudici del tribunale dei minori, in forma ridotta perché Abdul D. aveva dichiarato di avere 15 anni al momento dell’aggressione. Un rapporto medico citato della procura, invece, ha stabilito in seguito che l’età del giovane doveva essere compresa tra i 17 e i 20 anni all'epoca dei fatti. Tuttavia non è stato possibile accertare quale fosse la reale età, né la provenienza del rifugiato, registrato come minore non accompagnato proveniente dall’Afghanistan al suo ingresso in Germania. La sua richiesta d’asilo, inoltre, era stata respinta nel febbraio del 2017, ma il ragazzo non era stato espulso ed è rimasto nella città della Renania-Palatinato fino al momento dell’omicidio.
Intanto, dopo gli appelli della cancelliera tedesca, Angela Merkel, ad alzare la testa contro “l’odio” diffuso dai partiti di estrema destra in Sassonia, ad invitare la popolazione alla calma è stata la governatrice della Renania-Palatinato, la socialdemocratica Malu Dreyer, che ha definito “intollerabile” qualunque strumentalizzazione politica della morte della ragazza.
Lo scorso fine settimana a Chemnitz almeno venti persone sono rimaste ferite negli scontri tra manifestanti di estrema destra e anti-fascisti. Nella serata di oggi, nella città della Sassonia, è previsto un concerto contro la xenofobia. “Noi siamo più numerosi” è lo slogan dell’evento promosso dalla sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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