La Germania dice no all'embargo sul gas. Sindacati e imprese: "Sarebbe un autogol"

Le associazioni Bda e Dgb contro l'ipotesi di uno stop: "A rischio industria e occupazione". Il governo ha progettato tre nuovi rigassificatori ma la Germania non sarà autonoma dalla Russia prima della fine del 2024

La Germania dice no all'embargo sul gas. Sindacati e imprese: "Sarebbe un autogol"

Berlino - Sì alle sanzioni fatte su misura, no a quelle autolesioniste. Se il governo federale imporrà lo stop alle importazioni di gas, avvierà la deindustralizzazione della Germania, un rischio che la quarta potenza economica del mondo non può permettersi. Con una dichiarazione congiunta all'agenzia Dpa, l'allarme è stato lanciato da Rainer Dulger e Rainer Hoffmann, presidenti rispettivamente della associazione dei datori di lavoro tedeschi (Bda) e dall'associazione dei sindacati tedeschi (Dgb). Secondo aziende e lavoratori le sanzioni adottate contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina devono essere mirate, devono esercitare pressione sul destinatario e prevenire il più possibile danni alla propria economia. «Un immediato embargo sul gas comporterebbe cali di produzione, arresti della produzione, ulteriore deindustrializzazione e continue perdite di posti di lavoro», avverte la nota. «Nei prossimi mesi avremo ancora molti problemi da risolvere. Non possiamo agire da una posizione di debolezza».

La contrarietà degli industriali tedeschi a un embargo energetico contro Mosca era già stata illustrata dalla Bdi, l'equivalente tedesco di Confindustria, secondo cui l'embargo sul gas sarebbe «un autogol perché, a differenza del carbone, il gas non può essere sostituito da altre forniture sul mercato mondiale, ed è impossibile sostituire le importazioni di gas russo da un giorno all'altro». A fare notizia adesso è l'appoggio da parte di tutti i sindacati delle posizioni degli imprenditori. D'altronde le acciaierie e l'industria pesante in genere sarebbero le più colpite da uno stop al gas di Mosca.

Oggi il metano pesa per il 26% nella composizione del fabbisogno energetico della Repubblica federale e una parte dell'import è destinata al funzionamento dell'industria: fermare gli impianti sarebbe costosissimo in termini industriali ma anche molto oneroso per lo stato tedesco, che sarebbe chiamato a pagare l'equivalente della cassa integrazione agli operai rimasti a casa al calduccio. Perché in caso di scarsità di carburante, quello a disposizione sarebbe usato prioritariamente per scaldare le abitazioni private e gli ospedali. Il governo del cancelliere Olaf Scholz ha già chiarito di essere contrario a un embargo totale alle importazioni di gas.

Al pari dell'Italia, anche la Germania è impegnata in una corsa alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. E se Mario Draghi ha iniziato un tour delle capitali extraeuropee dalle quali Roma intende comprare più gas, Scholz ha dato ordine di costruire tre rigassificatori sulle coste del Mare del Nord ma la Germania non potrà comunque voltare le spalle al gas russo prima della fine del 2024. I terminali per la rigassificazione hanno una portata massima di circa 10 miliardi di metri cubi all'anno e solo la messa in opera di tutti e tre può rimpiazzare quanto Berlino acquista da Mosca. Il governo Scholz ha già limitato l'import di gas russo, che ora copre il 40% del fabbisogno nazionale rispetto al 50% di fine febbraio.

Ai tedeschi si è rivolto il vicecancelliere del partito ecologista, Robert Habeck, lanciando un appello al risparmio energetico attraverso i media del gruppo Funke: abbassate i termosifoni di un grado e soprattutto «se a Pasqua userete la bicicletta o il treno al posto dell'auto sappiate che farete bene: risparmierete l'uso del portafoglio e darete fastidio a Putin».

Per Habeck, responsabile dell'Economia e autore del piano di emergenza che ha messo in allarme il mondo dell'industria, uno stile di vita più ecologico può contribuire a fare la differenza: «Io credo che un risparmio del 10% dei consumi sia sempre possibile». Ma c'è un limite che neppure il governo tedesco può infrangere senza mettere a repentaglio benessere e stabilità.

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