Profonda indignazione è stata suscitata in Israele dalla decisione del governo Netanyahu di abbattere uno storico albergo situato nella Città Vecchia di Gerusalemme. L’Imperial Hotel di Gerusalemme, che per 130 anni ha ospitato migliaia di pellegrini cristiani recatisi in Terrasanta, verrà sostituito con degli “insediamenti di coloni ebraici”. Tale iniziativa è stata presentata da Yifat Shasha-Biton, ministro dei Lavori pubblici e dell’Urbanistica, come finalizzata a soddisfare la “crescente domanda di alloggi popolari” proveniente dalla popolazione israeliana.
La demolizione dell’antico albergo situato nel quartiere cristiano della Città Santa è giustificata dalle autorità dello Stato ebraico evidenziando la “natura abusiva” del palazzo in questione, riconosciuta ufficialmente dai giudici quattordici anni fa. Di conseguenza, l’esecutivo Netanyahu, ordinando l’abbattimento della struttura che ha accolto per oltre un secolo i pellegrini, non starebbe facendo nient’altro che dare attuazione a una sentenza “per troppo tempo rimasta disapplicata”. Il ministro Shasha-Biton parlando della fine dell’Imperial Hotel ha sottolineato che si tratta di una “vittoria dei cittadini israeliani onesti” desiderosi di trovare casa nella Città Santa, che avrebbero finora subito “troppe ingiustizie” perpetrate da “costruttori senza scrupoli”.
Rabbia e sgomento hanno immediatamente attraversato sia i responsabili della storica struttura ricettiva, sia l’intera comunità cristiana di Terrasanta. Abu Walid Dajani, direttore del pluricentenario albergo, ha evidenziato l’“illegittimità” del progetto di insediamenti per coloni ebraici nella Città Vecchia, in quanto adottato da un esecutivo “inabilitato a fare scelte politiche così importanti perché dimissionario”. Il governo Netanyahu è infatti in carica soltanto per il disbrigo degli affari correnti, in attesa delle elezioni generali di settembre.
Contro la scomparsa dell’immobile caro ai pellegrini cristiani si è quindi schierata anche la Conferenza dei vescovi di rito latino del Medio Oriente, che ha diffuso un comunicato in cui le dichiarazioni del ministro Shasha-Biton vengono additate come “espressive di insofferenza verso la presenza in Israele di minoranze religiose".
L’organismo episcopale ha poi esortato le autorità dello Stato ebraico a non sacrificare il valore della tolleranza in nome del “nazionalismo” e a non ricorrere ad “atti unilaterali” nella vertenza-Imperial Hotel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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