Uno scandalo-spionaggio si è appena abbattuto sul governo del premier canadese Justin Trudeau ed è esploso con l’incriminazione di un alto ufficiale dei servizi segreti nazionali.
Il soggetto coinvolto nella vicenda, riporta l’emittente locale Global News, si chiama Cameron Ortis, con alle spalle una lunga carriera nell’unità di intelligence della polizia federale, la Royal Canadian Mounted Police. Le condotte illecite attribuitegli dai magistrati di Ottawa sarebbero state da lui osservate a partire dal 2015 e il suo arresto è avvenuto su sollecitazione delle autorità statunitensi.
Ortis, a detta della pubblica accusa e dell’esecutivo di Washington, sarebbe entrato in possesso, senza alcuna autorizzazione, di una “grande quantità di informazioni che potrebbero compromettere numerose attività di intelligence”. In particolare, l’ufficiale in questione avrebbe sottratto alle istituzioni di Ottawa “migliaia di miliardi di byte di contenuti riservati”, compreso un elenco di operazioni di spionaggio sotto copertura condotte dal governo canadese e da quello statunitense.
Sempre secondo Global News, l’alto funzionario, dotato di grande dimestichezza con l’idioma mandarino nonché di profonda conoscenza della realtà asiatica, avrebbe collezionato illecitamente dati attinenti alla sicurezza nazionale al fine di “venderli a potenze straniere”. Ad avviso del network Usa Fox News, inoltre, l’agente federale, una volta riconosciuto colpevole di spionaggio, rischia “fino a 33 anni di carcere”.
Sul trafugamento di dati cruciali, tra cui quelli inerenti alle operazioni sotto copertura condotte dai servizi segreti canadesi e statunitensi, la polizia federale di Ottawa, di cui Ortis è stato per tanti anni esponente, non ha rilasciato commenti ufficiali, limitandosi a dichiarare che le indagini sulla condotta del funzionario infedele “vanno avanti”. I vertici delle forze dell’ordine non hanno neanche precisato se quest’ultimo sia ancora o meno alle dipendenze della Royal Canadian Mounted Police.
Poche parole sullo scandalo sono state pronunciate anche da Justin Trudeau, attualmente in campagna elettorale per la riconferma alla carica di premier. Il leader liberale, ai microfoni dei cronisti, non ha appunto fatto altro che “prendere atto” dell’arresto di Ortis, trincerandosi subito dopo dietro un “no comment”.
Il fatto che Trudeau non abbia immediatamente preso una posizione netta sull’accaduto ha fatto infuriare i partiti di opposizione, con il leader conservatore Andrew Scheer che ha additato la vicenda-Ortis come un “promemoria relativo alle
minacce esterne che dobbiamo fronteggiare”. Egli ha successivamente affermato: “Se sarò primo ministro, procederò senza indugi a identificare chi c’è dietro queste minacce e agirò quindi di conseguenza”.
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