Grecia, il rischio di Tsipras: vincere ma senza avere i numeri per governare

L'estrema sinistra greca è in testa ai sondaggi in vista delle elezioni del 25 gennaio. Syriza assicura: "Restiamo nell'euro"

Grecia, il rischio di Tsipras: vincere ma senza avere i numeri per governare

Le borse europee sono molto nervose. Le nubi all'orizzonte arrivano dalla Grecia, dove si vota il 25 gennaio. Alexis Tsipras sfida apertamente l'austerity imposta dai tedeschi ed è in testa ai sondaggi. Lui cavalca l'onda e manda due messaggi: uno dicendo che vuole ridiscutere i tempi per il rimborso dei debiti, riducendo il peso del loro rinnovo e degli interessi, che a conti fatti gravano per il 48% sui soldi ricevuti dalla Troika. Il secondo, invece, vuole essere rassicurante, almeno a parole: "Non c'è nulla da temere: non vogliamo il crollo, ma la salvezza dell'euro. E per ottenere questo risultato non serve proseguire le politiche fallimentari di austerity, ma tornare a crescere e cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico". Il leader di Syriza lo ha ribadito in un intervento pubblicato su "The WorldPost". La strada che Atene deve seguire secondo Tsipras è questa: "Introdurre una moratoria sul piano di rientro e una clausola di crescita per ripianare il debito restante, in modo da utilizzare le rimanenti risorse per stimolare la ripresa". E Syriza esige "condizioni che non sprofondino il Paese nella recessione e non spingano il popolo alla miseria e alla disperazione".

Il noto compositore greco Mikis Theodorakis fa un'esplicita dichiarazione di voto: "Mi è impossibile accettare che un partito di sinistra possa governare consegnando la nostra indipendenza nazionale agli stranieri". Per questo chiede a Syriza di "liberare definitivamente il Paese dalle condizioni imposte dal Memorandum". La carta su cui Tsipras punta le proprie carte è questa: rimuovere la parola austerity dal vocabolario greco e dare respiro al cittadino medio, che negli ultimi anni si è visto ridurre - e non di poco - stipendio e tenore di vita. Molto probabile che il premier Antonis Samaras e i partiti che lo sostengono vengano puniti dal voto, e che Tsipras passi all'incasso. Ma c'è un problema. Che vinca le elezioni senza tuttavia raggiungere una maggioranza sufficiente per governare. In questo caso cosa accadrebbe? La Grecia lo ha già sperimentato di recente. Inizierebbero le consultazioni e si tenterebbe di formare un governo di coalizione. Che vuol dire una sola cosa: Syriza deve trovare un accordo con qualcuno. Oppure giocare al "tanto peggio tanto meglio", sperando di ritornare subito al voto (anche questo si è già ripetuto di recente). Ma con chi potrebbe governare Tsipras? Mettersi a braccetto con i piccoli partiti di centrosinistra filo europei (Pasok o Potami) vorrebbe dire annacquare la propria spinta rivoluzionaria. Un'altra idea: tentare l'accordo con la nuova formazione Change, lanciata dall'ex premier socialista George Papandreou (i sondaggi gli attribuiscono circa il 6% dei voti). Se ciò dovesse avvenire, una volta entrato nella "stanza dei bottoni" Tsipras potrebbe rivelarsi molto meno radicale del previsto, come sottolinea oggi il Sole24Ore. Insomma, battere i pugni dove serve, ma cercando di portare a casa dei risultati concreti, giocoforza restando dentro l'area Euro. Altrimenti chi darebbe i soldi ad Atene? Il piano di Tsipras (investimenti per creare subito 300mila posti di lavoro), che costa 12 miliardi di euro, non bruscolini, arriverebbero (o dovrebbero arrivare) dal fondo di stabilità delle banche Ue e dalla lotta all'evasione.

Tsipras ha un programma decisamente di sinistra: supertassa sulle case di lusso (togliendola alle altre) aumento di circa 200 euro degli stipendi più bassi, banca pubblica per finanziare le piccole e medie imprese. I soldi dell'Ue gli servono, non può farne a meno. Per ottenerli gioca sulla minaccia di non pagare il debito: 330 miliardi di euro, che non accenna a calare nonostante le lacrime e sangue imposte dagli ultimi governi. L'uscita della Grecia dall'Euro costerebbe molto cara agli altri Paesi del Vecchio Continente: 66-80 miliardi alla Germania, 49 alla Francia, 44 all'Italia, 29 alla Spagna.

Per avere spazio di manovra chi governerà la Grecia anziché eseguire senza discutere le ricette imposte da Bruxelles (e da Francoforte) potrebbe fare la voce grossa e chiedere, ancora una volta, di non essere lasciata alla deriva.

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