Ebbene sì: Greta Thunberg e Fridays for future diventeranno dei marchi registrati. Troppi quelli che speculano sul nome di Greta e del School strike for the climate, il movimento internazionale di protesta contro i cambiamenti climatici. Lo ha annunciato la stessa attivista svedese in un post su Instagram: "Il mio nome ed il movimento #FridaysForFuture vengono costantemente utilizzati per scopi commerciali senza alcun consenso. Accade per esempio nel commercio e alcune persone fanno soldi a nome mio e del movimento", ha osservato Greta Thunberg. Quella dell'attivista rappresenta una mossa necessaria per agire per vie legali "contro quelle persone o società che stanno provando ad usare me ed il movimento per scopi non in linea con quello per cui il movimento si batte".
Rivolgendosi al suo pubblico e ai suoi sostenitori, l'attivista per il clima invita ad essere "estremamente sospettosi" se si viene contattati da "me" o da "qualcun altro che dice di rappresentarmi. Mi scuso con chiunque sia stato contattato - e persino indotto in errore - da questo tipo di comportamento. Succede ad esempio nel marketing, nella vendita di prodotti e nelle persone che raccolgono denaro in mio nome e nel movimento. Ecco perché ho fatto domanda per registrare il mio nome, Fridays For Future, Skolstrejk för klimatet ecc. come marchi". La giovane attivista precisa, tuttavia che "io e gli altri che scioperano da scuola non abbiamo assolutamente interessi nei marchi registrati. Ma purtroppo deve essere fatto".
Greta ammette: "Io e la mia famiglia abbiamo già creato una fondazione no-profit"
Fridays For Future, ha rimarcato nel lungo post pubblicato sui social, "è un movimento globale fondato da me. Appartiene a chiunque vi prenda parte, soprattutto ai giovani. Non può - e non deve - essere utilizzato per scopi individuali o commerciali". Greta Thunberg ammette, insieme alla sua famiglia, "sta creando una fondazione" che è "già registrata ed esiste già" anche se non è ancora attiva e operativa. Sarà una fondazione, dice, "strettamente no-profit", qualcosa di strettamente necessario "per gestire il denaro (royalties, libri, donazioni, premi in denaro" in modo "completamente trasparente". Un'operazione che richiederà "molto tempo". L'obiettivo della fondazione, osserva, "è quello di promuovere la sostenibilità ecologica, climatica e sociale".
Chi c'è dietro Greta
Se, da una parte, l'operazione può essere apparire comprensibile e legittima, dall'altra si palesano sempre di più le contraddizioni che animano il fenomeno Greta e la rete di interessi che la sostiene. In poco più di un anno, infatti, Greta Thunberg ha scalato il mondo. Dal primo sciopero per il clima dell'agosto 2018, la sedicenne svedese attivista per il clima di strada ne ha fatta parecchia: dal Forum Economico di Davos all'Onu passando agli incontri con i leader del pianeta, da Angela Merkel a Barack Obama, Greta è ora il simbolo del nuovo "populismo" ambientalista. La storia di Greta Thunberg inizia il 20 agosto 2018. Ingmar Rentzhog, che è fondatore della start-up We Do not Have Time, incontra la svedese di fronte al Parlamento svedese e pubblica un post commovente sulla sua pagina Facebook. Siamo al primo giorno dello sciopero iniziato dalla giovane studentessa. Per capire chi è Ingmar Rentzhog occorre fare un altro passo indietro.
Nel maggio 2018, è stato assunto come presidente e direttore del think tank Global Utmaning, che promuove lo sviluppo sostenibile e si dichiara “politicamente indipendente”. Sarà, ma il suo fondatore è nientemeno che Kristina Persson, figlia del miliardario ed ex ministro socialdemocratico dello sviluppo strategico e della cooperazione tra il 2014 e il 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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