Guillaume era al Bataclan, la sera del 13 novembre 2015, quando tre terroristi entratono nel locale e iniziarono a sparare, facendo 90 morti. Quella stessa sera, la Francia fu colpita da altri attacchi e, in totale, ci furono 130 morti.
Guillaume, rimasto illeso nel corpo, era stato però dilaniato nell'anima. Il ragazzo, 31 anni, era riuscito prima a nascondersi tra i corpi insanguinati delle vittime, poi a rotolare sopra di loro, per nascondersi in un armadio, sfuggendo così alla vista dei terroristi, fino a mezzanotte e 20, quando la polizia era penetrata al Bataclan, neutralizzando il commando di jihadisti.
Il ragazzo era rimasto profondamente segnato da quell'esperienza, che gli aveva provovato frequenti attacchi di panico, depressione e ipocondria. Così, il 18 novembre del 2017, il 31enne si era impiccato, nella camera della clinica psichiatrica nella quale era stato ricoverato un paio di mesi prima. Ora, il tribunale ha riconosciuto che la morte di Guillaume sia stata la conseguenza degli attentati del 13 novembre 2015 e ha permesso ai genitori di costituirsi parte civile nelle indagini sugli attentati.
Ora toccherà alla Corte d'Assise dare un giudizio definitivo e, se riconoscerà il legame tra l'attacco al Bataclan e la morte del giovane, Guillaume sarà la 91esima vittima della strage al teatro e la 131esima degli atti terroristici del 13 novembre 2015. "Per noi è un riconoscimento. – hanno detto i genitori al Parisien - Noi lo sapevamo già ma avevamo bisogno dell’ufficialità, anche se non attenua il dolore. Dopo la sua morte cerchiamo solo di sopravvivere".
E raccontano di un ragazzo solare e curioso che, dopo quella notte, non è più stato lo stesso.Nei giorni scorsi, la stessa sorte aveva imprigionato anche Tahar, un papà che aveva perso il figlioletto e la moglie nella strage di Nizza del 2016, quando un camion aveva travolto i passanti sulla Promenade.
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