Ci sono voluti alcuni giorni prima che arrivasse una rivendicazione ufficiale, che ancora una volta indica nei militanti curdi del Tak i responsabili per l'attentato compiuto ad Ankara, come già era stato un mese fa, quando un convoglio militare era stato colpito nella capitale turca.
Questa volta sono trentasette le vittime dell'operazione terroristica portata a termine dai Falconi della libertà (Teyrêbazên Azadiya Kurdistan), questo il significato dell'acronimo con cui è conosciuta la fazione curda. Se le autorità turche accusano il Pkk di mantenere legami con il gruppo, il Partito dei lavoratori, considerato in Turchia organizzazione terroristica, nega ogni legame, definendoli come fuoriusciti, su posizioni più radicali.
Già lunedì la stampa turca aveva fatto il nome di un'attentrice, Seher Çağla Demir, 24enne originaria di Kars, non lontano dal confine armeno, sostenendo che la giovane si fosse unita al Pkk. La conferma della sua identità nel comunicato del Tak.
Il presidente Erdoğan aveva promesso di "mettere in ginocchio" il terrorismo. Lo stesso giorno i jet turchi si erano alzati nuovamente in volo, per colpire i militanti curdi in Iraq. Questa mattina le autorità hanno fatto un secondo nome, quello di Özgür Unsal, 26enne che dal 2008 risiedeva ad Ankara e originario di Zonguldak, sul Mar Nero.
Un comunicato, pubblicato online sul sito ufficiale del Tak, parla di un attentato condotto contro "il cuore della repubblica fascista di Turchia", in risposta a quanto sta succedendo nel sud-est della Turchia, dove
sono in corso operazioni militari e di polizia nelle zone dove la presenza curda è più forte. A luglio dello scorso anno si è spezzato un cessate il fuoco che reggeva dal 2013, quando Abdullah Öcalan aveva chiesto ai suoi di deporre le armi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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