La tensione è alta tra Roma e Mosca, dopo che un alto funzionario del dicastero degli Esteri di Putin, Alexei Paramonov, ha accusato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini di essere un "falco antirusso", rinfacciando poi al nostro Governo l’aiuto fornito dal Cremlino durante l’emergenza Covid. Quegli aiuti vennero sbandierati ai quattro venti, sui giornali e in tv, per far vedere quanto erano bravi i russi (e i cinesi) e quanto doveva essere loro grato il nostro Paese. Il primo a reagire con fermezza è stato il presidente del Consiglio, Mario Draghi: "Il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile. Il ministro Guerini e le forze armate sono in prima linea per difendere la sicurezza e la libertà degli italiani. A loro va il più sentito ringraziamento del Governo e mio personale".
Il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, rincara la dose:"L’onorificenza italiana conferita dal governo Conte ad Aleksey Paramonov, il diplomatico russo che ieri ha minacciato l’Italia e il ministro Guerini, andrebbe ritirata, come altre assegnate con troppa generosità". Non usa mezzi termini l'esponente di +Europa ai microfoni di Omnibus su La7. "Questa generosità è stata un segno di disattenzione dell’Italia nei confronti del regime putiniano nel corso del tempo: l’ultima volta che Putin è arrivato in Italia nel 2019 è stato accolto come un eroe. Io invece ero fuori a Palazzo Chigi a manifestare per chiedere più democrazia per i cittadini russi".
"Ecco perché forse a Mosca - ha continuato Della Vedova parlando della guerra contro Kiev - ci si attendeva un atteggiamento diverso da parte dell’Italia sull’invasione ucraina, ma i governi cambiano e ora con Draghi c’è un esecutivo atlantista ed europeista. Oggi la nostra posizione verso la Russia è allineata con l’Europa e l’Occidente sulle sanzioni e sull’invio di armi alla resistenza ucraina, oltre che di ferma condanna nei confronti di questa aggressione".
"Se i russi pensavano che l’Italia fosse l’anello debole dell’alleanza si sono sbagliati di grosso", dichiara in un'intervista al Quotidiano Nazionale il senatore Pierferdinando Casini. "L’Italia e Guerini hanno scelto una piena assunzione di responsabilità. Non siamo dei Ponzio Pilato e non giriamo la testa dall’altra parte. Abbiamo deciso di inviare armi all’Ucraina nell’ambito delle regole di ingaggio della Nato".
Ma facciamo un passo indietro. Siamo nel pieno della prima ondata della pandemia, l'Italia è in ginocchio. Da diversi paesi arrivano aiuti. La Russia ci manda 104 persone (di cui soli 28 medici) e 22 autocarri militari, in un'operazione guidata dal generale Sergey Kikot, vice capo della difesa chimica, radiologica e biologica dell’esercito russo, che in precedenza aveva operato in Siria. Gli aiuti in effetti ce li portano, ma non così consistenti (l'Egitto ci manda due milioni di mascherine, Mosca meno di 500mila) e non di grossa qualità (i ventilatori polmonari sono in parte difettosi). Una grossa operazione di propaganda con un nome roboante, "Dalla Russia con amore", che fa ripensare a un vecchio film di James Bond. Per la prima volta in un paese membro della Nato sfilano mezzi militari russi, con tanto di servizi giornalistici in prima serata.
Qualcuno ha ipotizzato che Putin avesse voluto sfruttare l'occasione per insinuarsi nel "ventre molle della Nato", con la scusa della solidarietà. Bisogna ricordare che il ministro della Salute, Roberto Speranza, venne informato solo all'ultimo momento, così come il ministro degli Esteri Moavero Milanesi. Probabilmente la mossa era stata decisa a Palazzo Chigi, con la regia di Giuseppe Conte. Oggi il presidente del M5S sceglie un profilo basso, non dice nulla su quegli aiuti... ed evita anche di rispondere alle provocazioni di Mosca.
In quel difficile frangente di inizio pandemia, è giusto ricordarlo, agli ospedali italiani arrivarono anche diverse donazioni da parte di oligarchi russi. Ma non mancarono anche le pressioni, fortissime, per far adottare nel nostro Paese il vaccino russo Sputnik, che mai ottenne il via libera da parte dell'Ema. Insomma, fin dall'inizio c'è sempre stata una forte ambiguità da parte di Mosca. Quella "generosa" disponibilità ad aiutarci vedeva, prima di tutto, la difesa dei propri interessi. Per questo oggi non stupisce più di tanto la rabbia stizzita con cui la Russia reagisce alla ferma nostra posizione sulla guerra in Ucraina. E le minacce velate a Guerini (e all'Italia), rientrano nella strategia di voler provare a dividere il fronte occidentale, Europa in primis.
Sul Corriere della sera Fiorella Sarzanini ipotizza che al di là della propaganda (e della minaccia) la vera ritorsione russa nei confronti del nostro Paese potrebbe prevedere "il disvelamento di tutti gli accordi presi in quei due mesi di permanenza dei militari russi in Italia.
Un vero e proprio ricatto" in grado di "mettere in difficoltà chi, all’epoca, aveva condiviso con i russi informazioni e siglato accordi economici e commerciali. La vera minaccia di Mosca nei confronti dell’Italia potrebbe essere proprio questa". Sarà davvero così?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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