I terroristi dell'Isis crocifiggono i nemici

Iracheni e siriani terrorizzati dal "Codice di condotta" del Califfo Al-Baghdadi. E per i cristiani resta solo la fuga

Dal blog di Pieter van Ostaeyen
Dal blog di Pieter van Ostaeyen

Emergono nuovi particolari inquietanti sul "Califfato dell'orrore", che si estende dalla Siria alla'Iraq. E spaventa il mondo. Un mix di leggi oscurantiste che fanno tornare alla mente i talebani e che, incredibile a dirsi, danno vita a un sistema talmente crudele da essere considerato eccessivo persino da al Qaeda. Senza dimenticare la vergognosa cacciata dei cristiani da Mosul, che da 1700 anni vivevano in quei luoghi. Un'operazione di pulizia etnica messa in atto per riportare la società (islamica) alla sua "purezza".

Il quotidiano Avvenire oggi si sofferma sui sedici punti che costituiscono il "Codice di condotta" che vige nel Califfato. Un sistema di leggi che pesa come una spada di Damocle sulla testa di milioni di persone. L'alternativa, per chi non vuole sottostare alla violenza e ai soprusi, è la fuga. O la morte. Tra le regole troviamo la proibizione di ogni forma di politeismo, la pena di morte per l’apostasia dall’islam, l’obbligo per ex militari e poliziotti del governo iracheno di pentirsi (dichiarandolo pubblicamente), il dovere per i musulmani di pregare alle ore comandate, il divieto di alcol e tabacco. Alle donne è lasciato poco spazio di manovra: "Devono restare in casa, uscire solo se necessario, il loro ruolo è provvedere alla stabilità del focolare".

La violazione dei diritti umani è sistematica. Crocifissioni, lapidazioni, decapitazioni, sul web circiolano immagini raccapriccianti di punizioni eseguite in pubblico dai fanatici terroristi dell'Isis. L'obiettivo unico è mettere a tacere, con la violenza, ogni forma di ribellione-contestazione, anche se minima. I più fortunati se la possono cavare con decine di frustate. Questa sorte, ad esempio, come ricorda Camille Eid su Avvenire, è toccata allo sceicco Muhammad al-Badrani, un imam di Mosul, reo di aver continuato a ripetere lodi aggiuntive al profeta Maometto, nonostante il divieto.

Al di là dell’autenticità o meno di questo decreto, non manca certo la documentazione sulle sistematiche violazioni dei diritti umani da parte dell’Isis. Fanno inorridire le immagini che circolano sul Web e ritraggono decapitazioni, crocifissioni, lapidazioni (due recenti casi a Raqqa in 24 ore) e fustigazioni (l’ultima contro uno che ha aperto il ristorante in pieno Ramadan), eseguite in pubblico dai terroristi. Le accuse di shirk, bidaa o dalala (in arabo politeismo, eresia, deviazione dalla retta via) sono tra le più ricorrenti nei tribunali islamici istituiti dal Califfato, che così intendono mettere a tacere ogni contestazione da parte islamica.

Il blog di Pieter van Ostaeyen, esperto di movimenti islamici, riporta alcune foto raccapriccianti:

si vedono degli uomini crocifissi in piazza. Uno di essi è stato condannato a morte, lo scorso 6 giugno, per "arruolamento volontario nell'esercito alauita" di Assad. La crocifissione ci riporta indietro di duemila anni.

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