Sono Trump e Sanders i vincitori delle primarie in Indiana. Il tycoon si impone con il 53,2% dei voti, davanti a Cruz (36,7%) e Kasich (7,6%). Bernie Sanders, invece, distanzia Hillary di cinque punti chiudendo la partita con il 52,5% (47,5% la Clinton). "Gli elettori hanno scelto un'altra strada. Sospendo la campagna ma non la lotta per la libertà, la difesa della Costituzione e i valori cristiani", dice Cruz lasciando la corsa per la Casa Bianca. Dopo il forfait del senatore del Texas il presidente della commissione nazionale del Gop, Reince Priebus, via Twitter lancia l'appello ad "unire il partito e concentrarci a sconfiggere Hillary Clinton". Trump e Priebus erano stati protagonisti di un furioso scontro sul sistema per l'assegnazione dei delegati, che il tycoon aveva definito una "truffa". L'appello di Priebus non viene accolto a braccia aperte sui social network: alcuni repubblicani rompono gli indugi e si dicono pronti a votare Clinton. È il caso, ad esempio, di Mark Salter (ex advisor di John McCain) e Ben Howe, direttore di RedState.
La sconfitta è particolarmente pesante per Cruz, che sull'Indiana aveva scommesso tutto (lo aveva definito il bivio cruciale per evitare che il Paese "precipiti nell'abisso"). Poteva godere dell'endorsement del governatore, Mike Pence, dello zoccolo duro degli evangelici e del campo libero lasciatogli da Kasich in un'inedita alleanza contro il tycoon, giocata Stato per Stato. Ma alla fine non c'è stata gara.
Donald Trump gli rende l'onore delle armi. "Non so se piaccio a Ted Cruz ma lui è un competitor tosto. È un tipo duro, intelligente è avrà un incredibile futuro". E ancora: "Voglio congratularmi con Ted. Mi rendo conto di quanto sia dura, capisco come si sentano Ted e Heidi e la loro bella famiglia. Voglio solo dire che è stato un competitor tosto". Queste parole appaiono come una netta virata rispetto ai toni della vigilia, quando il miliardario aveva accusato il padre di Cruz, Rafael, di apparire in una foto con Lee Harvey Oswald, pochi mesi prima dell'assassinio del presidente Kennedy.
Di tuttaltro avviso il segnale che Bernie Sanders manda all'ex first lady: "Mi sembra di capire che Hillary Clinton ritenga che la campagna sia finita: per lei ho cattive notizie". Sanders sa bene che matematicamente non può raggiungere Hillary (lui ha 1410 delegati + 39 super delegati, lei ne ha 1700 + 520 super delegati, per vincere bsogna raggiungere quota 2383), ma vuole andare fino in fondo per cercare di incidere, quanto più possibile, sul programma elettorale, lasciando una forte impronta a sinistra.
Hillary Clinton, intanto, affila le armi. In un tweet invita i supporter a fare donazioni se concordano con lei sul fatto "che non bisogna lasciare" che Trump "diventi presidente".
Sul fronte repubblicano bisogna registrare la dichiarazione di John Kasich, che in una nota che i risultati dell'Indiana non
cambiano i suoi piani: "La nostra strategia è stata e continuerà ad essere quella di vincere la nomination ad una convention aperta". Il governatore dell'Ohio ha, al momento, 153 delegati. Un abisso lo separa da Trump (1007).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.