Un’applicazione per denunciare le condotte contrarie all’islam e al Corano. Si chiama “Smart Pakem” e non a caso è stata lanciata in Indonesia dove c’è la maggior concentrazione di musulmani al mondo. Inutile dire che, in un Paese come l’Indonesia, dove la Sharia è legge e dove uno studente su cinque si dice pronto ad imbracciare il fucile per Allah, la questione ha immediatamente sollevato le preoccupazioni delle organizzazioni per i diritti umani.
“Smart Pakem” è scaricabile gratuitamente da Google Play e, come racconta Asia News, contiene un elenco di editti religiosi emessi dal Ulema Council indonesiano, che è la massima autorità religiosa del Paese, ma anche la black list delle sette ed organizzazioni ritenute “eretiche”. La nuova applicazione “anti-eresie” è stata pensatata dal procuratore di Giacarta proprio per modernizzare l’attuale meccanismo di segnalazione che, sinora, avveniva per iscritto. Adesso, invece, basta un clic per mettere nei guai chi esprime opinioni contrarie ai dettami coranici o professa una fede invisa al gotha sunnita. “L’obiettivo - hanno spiegato dagli uffici della procura - è di accedere più facilmente alle informazioni sulla diffusione delle convinzioni in Indonesia, educare i cittadini ed impedire che seguano dottrine non in linea con i regolamenti”. Per il momento “Smart Pakem” è in fase di rodaggio e così gli utenti che vogliono denunciare i comportamenti “haram” si dovranno accontentare di farlo tramite il sito internet collegato.
Si tratta di “un altro pericoloso passo nella direzione dalla discriminazione le minoranze religiose in Indonesia” per Andreas Harsono di Human Rights Watch. E “non farà nient’altro che incoraggiare la popolazione ad accusare in modo sempre più grave e diffamante i cristiani e le altre confessioni non islamiche”. È per questo che la Commissione nazionale per i diritti umani del Paese sta cercando di ottenere il ritiro di “Smart Pakem” dagli store di distribuzione. Il rischio neanche tanto remoto, insomma, è che lo smartphone si trasformi in un’arma da rivolgere contro le minoranze religiose.
Ed i casi come quello di Meiliana, accusata di blasfemia e condannata a un anno e mezzo di reclusione per essersi lamentata dei rumori “troppo forti” emmessi dagli altoparlanti di una moschea, sembrano destinati a moltiplicarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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