Il presidente americano Donald Trump tira dritto. Gli Usa sono decisi a rompere gli schemi della Guerra Fredda e a rafforzare l'arsenale nucleare americano fino a quando "non si tornerà alla ragione".
L’intenzione di uscire dal trattato firmato nel 1987 tra Stati Uniti e Unione Sovietica sulla riduzione delle armi nucleari intermedie (Inf) è stata ribadita lunedì mattina ai giornalisti, prima di volare da Washington in Texas. Il motivo è sempre lo stesso: “Mosca non aderiva allo spirito dell'accordo”. “È una minaccia contro chi volete – ha aggiunto il presidente americano - include la Cina e include la Russia e chiunque altro voglia giocare a questo gioco. Non si può fare. Non si può fare questo gioco con me". “Abbiamo più denaro di chiunque altro - ha rimarcato – e rafforzeremo l'arsenale fino a quando non torneranno alla ragione. Quando lo faranno, smetteremo. E ridurremo anche, cosa che amerei fare".
Dall’altra parte dell’Oceano, però, lasciano aperto il canale del dialogo. In particolare quello con il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, John Bolton, falco dell’amministrazione Trump, che in questi giorni è stato a Mosca per discutere la questione con il Cremlino. La Russia “determinerà la sua posizione sulla base non delle intenzioni ma delle decisioni chiaramente espresse”, ha chiarito il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Alla base del ritiro americano ci sarebbe l'accusa alla parte russa dello sviluppo di un sistema missilistico, il 9M729, che secondo gli Stati Uniti potrebbe colpire ad oltre duemila chilometri di distanza, mentre Mosca sostiene che sia inferiore a cinquecento e che, quindi, rispetti i termini del trattato.
In un’intervista a ilGiornale.it era stato lo stesso ministro della Difesa russo Sergej Shoigu a smentire le accuse americane definendole “vaghe e infondate”. “Non ci sono prove, soltanto dichiarazioni”, aveva detto Shoigu denunciando, per contro, la violazione del trattato da parte degli Usa con l’istallazione dei “lanciamissili Mk-41, adatti al lancio dei missili Tomahawk, nell’ambito dello schieramento dello scudo missilistico in Europa”. Le accuse americane, però, secondo gli esperti russi, nasconderebbero almeno due obiettivi strategici che Washington è decisa a perseguire con la corsa al riarmo: portare avanti lo scontro con Mosca e contenere la Cina, che non è inclusa nel trattato. Circostanza, quest’ultima, che determina un sostanziale squilibrio nell’area dell’Asia-Pacifico. Una zona geografica strategica per gli Stati Uniti, dove, per rispetto dell’Inf, Washington non potrebbe contrastare una eventuale corsa agli armamenti di Pechino.
Secondo quanto ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera uno degli strateghi del Cremlino, il direttore del Centro di studi europei e internazionali della scuola superiore di economia di Mosca, Dmitrij Suslov, alla base dell’accelerazione di Trump ci sarebbero sia le rassicurazioni degli alleati atlantici sul sostegno riguardo le "presunte violazioni della Russia”, ed in secondo luogo la necessità di mostrare i muscoli contro Mosca in previsione della campagna per le elezioni di midterm e di quella per il secondo mandato. Anche per questo motivo, secondo l’esperto di politica estera, Washington continuerà a portare avanti un “confronto duro, politico, economico e militare” fino a raggiungere l’obiettivo di un cambio di regime al Cremlino, propedeutico al raggiungimento di un compromesso a ribasso tra Russia e Stati Uniti. Difficile, però, che il piano riesca, secondo Suslov. Quello che per ora appare certo, secondo l’analista, è che Mosca vedrebbe come “un atto di guerra” l’eventuale installazione di missili intermedi in alcuni Paesi dell’Europa Orientale, come la Polonia.
Per questo quelli che verranno saranno mesi di trattative febbrili per
preservare la stabilità mondiale. Il rischio, infatti, per usare le parole pronunciate dal portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, è che con l’abbandono dell’Inf da parte degli Usa, il mondo possa diventare “più pericoloso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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