Cancellate le sanzioni all'Iran. Ecco che cosa succede adesso

Con il disgelo il Paese si riapre al mondo, tra diplomazia e una partita economica che interessa molto anche all'Italia. Ma è solo il primo passo

Cancellate le sanzioni all'Iran. Ecco che cosa succede adesso

C'è un aspetto evidentemente politico dietro la revoca delle sanzioni che per anni hanno frenato la crescita dell'Iran. Il Paese ha un peso notevole nel Medioriente, dove gli fa da rivale soltanto l'Arabia degli al-Saud, con cui combatte una guerra su più fronti, neppure troppo sottotraccia, per un ruolo da potenza egemone nella regione.

Le rassicurazioni sulla questione del nucleare hanno portato a una nuova apertura che spianerà la strada a una stagione nuova nei rapporti con l'Occidente, in cui molto potrebbe cambiare soprattuto dal punto di vista economico.

Teheran ha già annunciato, a poche ore dalla cancellazione delle sanzioni, un accordo per l'acquisto di 114 aerei di linea dalla Airbus, un accordo dal valore di oltre 10 miliardi di euro con il consorzio europeo, che ha portato Obama ad accelerare l'autorizzazione per la vendita dei Boeing, per non rovinare la piazza agli americani. Ma non c'è soltanto la sgangherata flotta aerea iraniana da rimodernare.

Ci sono, i dati sono della Stampa, 14 milioni di auto che circolano in Iran. Il settore deve essere rinnovato e anche FCA potrebbe avere un ruolo, accanto a marchi come i francesi di Psa e Renault. Ma prima di tutto c'è la questione del petrolio, con Teheran di nuovo sui mercati.

Dall'Iran è arrivato l'annuncio di un aumento della produzione di mezzo milione di barili al giorno sulle esportazioni verso Asia ed Europa, per puntare al milione entro la fine dell'anno. Una mossa che avrà inevitabilmente riflessi sul costo del greggio e che interessa anche l'Italia. Dal 1957 Eni è presente in Iran e nonostante le sanzioni ha sempre mantenuto rapporti amichevoli con la compagna di Stato (Nioc). Ma già ieri gli emissari di Total e Shell sono sbarcati in Iran.

Ora che le sanzioni non ci sono più "nel giro di un anno l'export italiano potrà crescere di almeno 3 miliardi di euro rispetto al miliardo e mezzo attuale", secondo il viceministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. E se già a fine novembre una missione di 380 industriali e banchieri è sbarcata a Teheran, a gennaio il presidente Rouhani sarà a Roma, un incontro già in programma ma poi rimandato dopo i fatti di Parigi.

Sullo sfondo di un'apertura economica, pronto a tornare in primo piano, c'è un Paese di 80 milioni di persone, con un alto livello di istruzione, ma anche diviso tra una leadership che potrebbe con le prossime elezioni dare ancora un peso maggiore ai moderati e frange conservatrici come pasdaran, imbevuti di retorica anti-occidentale e anti-Israele.

Molti i tavoli internazionali in cui l'Iran avrà, e già ha un peso. Dalla crisi siriana, dove Teheran sostiene apertamente Bashar al-Assad, all'Iraq dove le milizie sciite e filo-iraniane combattendo con i governativi contro la minaccia del sedicente Stato islamico, per arrivare allo Yemen, dove la guerra in atto è spesso inquadrata come scontro per procura tra le due grandi potenze dell'area, riacceso di recente dall'esecuzione dello sceicco al-Nimr.

Se l'implementation day rappresenta un grosso passo avanti nel disgelo ormai in atto con l'Iran e

l'impressione prevalente è quella di un certo ottimismo, ci sono però questioni su cui Teheran non potrà più tergiversare, come quella centrale dei diritti umani. Starà ai prossimi mesi confermare la direzione in cui vanno le cose.

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