L’Europa resta nel mirino del terrorismo islamico. E i jihadisti sono pronti a colpire sul nostro continente anche con tecniche inedite, come l’utilizzo di armi chimiche. Ad affermarlo è il coordinatore antiterrorismo dell’Unione Europea, Gilles De Kerchove, che ieri, dinanzi alla commissione Libertà civili del Parlamento Europeo, ha confermato che l’allarme terrorismo in Europa “resta alto”. Lupi solitari ispirati o diretti dallo Stato Islamico, psicopatici, criminalità che si mischia al terrorismo, il web come strumento per la propaganda e la radicalizzazione, il legame tra terrorismo e immigrazione - "si utilizza il flusso dei migranti per infiltrare combattenti, muniti di documenti falsi", ha confermato De Kerchove - e la presenza di un “ampio numero di attentatori”, sono tutti fattori che contribuiscono a mettere a rischio la sicurezza in Europa. Una sicurezza sempre più difficile da garantire anche per il carattere di imprevedibilità che il modus operandi dei jihadisti presenta. Dalla sparatoria al Bataclan, al camion lanciato a tutta velocità sulla folla riunita per festeggiare il 14 luglio sulla Promenade des Anglais a Nizza, non c’è una regola. L’importante è colpirci.
Ma se i jihadisti hanno un solo obiettivo, i loro profili psicologici e i loro “mandanti” sono diversi e molteplici. Per questo, per far fronte alle minaccia del terrorismo islamico e prevenire gli attacchi, bisogna prendere in considerazione ogni ipotesi possibile. Persino quella di un “attacco con armi chimiche” e con autobombe, che, secondo De Kerchove, “è una possibilità” concreta. Il coordinatore antiterrorismo dell'Ue ha spiegato, quindi, come i jihadisti padroneggino già l’utilizzo di sostanze come il gas mostarda e il cloro, nello scenario siriano e iracheno. Proprio in Siria e in Iraq, ha sottolineato De Kerchove, "5mila persone sono andate dall'Europa" e hanno avuto “il tempo di imparare a usare gli strumenti chimici". Non è escluso quindi che, una volta tornati in patria, possano usare questi strumenti contro i cittadini europei. Per questo è "essenziale", secondo il coordinatore dell’antiterrorismo di Bruxelles, analizzare anche "la possibilità di attacchi con armi che non conosciamo come tali". A questo scenario critico si aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione, rappresentato, secondo l’antiterrorismo europeo, dalla crisi libica. È in Libia, infatti, che, secondo De Kerchove, si riverseranno "non centinaia, ma migliaia di combattenti”, quando il Califfato “collasserà” militarmente in Iraq e Siria.
Per fronteggiare l’imprevedibilità che caratterizza il modus operandi jihadista, De Kerchove ha sottolineato, quindi, l’importanza di impegnarsi a livello comunitario nella “raccolta, condivisione e analisi delle informazioni”, e nell’individuazione più veloce possibile degli individui sospettati di aver avviato un processo di “radicalizzazione”.
Un’attenzione particolare, per il coordinatore dell’antiterrorismo europeo, deve essere infine rivolta al web, che resta il principale strumento per la propaganda, il reclutamento e per il coordinamento delle azioni terroristiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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