Pfizer ha bloccato una spedizione di 700 mila vaccini anti Covid diretta a Israele fino a nuovo avviso. Il congelamento è dovuto al mancato pagamento che l'azienda non avrebbe ricevuto da Tel Aviv per le ultime 2.5 milioni dosi inviate.
La rabbia di Pfizer
La Big Pharma americana, secondo quanto riferisce il Jerusalem Post, teme che il governo in transizione possa non pagare le forniture. È per questo motivo, quindi, che la società avrebbe interrotto le spedizioni "in segno di indignazione". I toni tra i due contendenti sono caldissimi, visto che Pfizer, ha sottolineato l'emittente Army Radio, ha definito Israele una "Repubblica delle banane". Il carico di 700 mila vaccini finito nell'occhio del ciclone sarebbe dovuto arrivare a destinazione domenica, nel giorno di Pasqua.
Da quanto si apprende dai media israeliani, Tel Aviv ha pagato i primi 10 milioni di vaccini ricevuti per gestire la maggior parte della sua campagna di vaccinazione di massa (record), prima del 2021. Dall'inizio del nuovo anno in poi, pare che Israele abbia riscontrato qualche difficoltà. A quel punto, Pfizer ha accettato di spedire dosi extra, anche se il governo non avrebbe approvato alcun ordine di acquisto.
Calcolatrice alla mano, Israele ha fin qui sborsato in vaccini anti Covid il corrispettivo di 670 milioni di euro. Sembra, inoltre, che il governo israeliano non discuta il costo delle dosi per via di accordi di riservatezza stipulati con le singole case farmaceutiche. In ogni caso, Tel Aviv ha pagato ogni singola dose molto di più rispetto a ogni altro Paese. Le cifre sono avvolte nel mistero, ma le indiscrezioni sono piuttosto emblematiche. Per ogni dose Pfizer, l'Unione europea pagherebbe circa 14.50 dollari a fronte dei 28 di Israele.
I motivi dello scontro
Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha esercitato pressioni sul governo affinché approvasse l'acquisto di oltre 30 milioni di vaccini aggiuntivi prima della Pasqua ebraica (4 aprile). Il governo si sarebbe dovuto riunire lunedì scorso ma l'incontro è stato rinviato a causa di un conflitto tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e il primo ministro supplente Benny Gantz.
Gantz avrebbe annullato la riunione per via del rifiuto di Netanyahu di approvare la nomina permanente di un ministro della Giustizia. Il suo mandato come ministro della giustizia ad interim è terminato il 2 aprile, tre mesi dopo aver assunto l'incarico al posto di Avi Nissenkorn, che si era dimesso. Nelle ultime ore Yuli Edelstein, ministro della Salute, ha cercato di convincere Gantz a proseguire il pagamento e l'acquisto di vaccini.
Un portavoce di Gantz, sempre secondo fonti del Jerusalem Post, ha spiegato che "anche se il primo ministro ha fatto molto per danneggiare il funzionamento del governo", il primo ministro supplente "non farà nulla che possa influenzare la salute del popolo israeliano negando i vaccini". Altre fonti nell'ufficio di Gantz hanno dichiarato che se questo incontro è così urgente per Edelstein, "tutto ciò che deve fare è chiamare il premier Netanyahu e chiedergli di nominare un ministro della Giustizia".
Come se non bastasse, lo stesso ufficio di Gantz ha affermato che l'acquisto dei 2.5 milioni di vaccini era già stato approvato, e che ogni ritardo nel pagamento sarebbe stato a nome del ministero della Salute.
Nel frattempo, Israele avrebbe già acquistato 27 milioni di vaccini - Pfizer, Moderna e AstraZeneca - "che dovrebbero essere sufficienti per il prossimo futuro". I timori sono tuttavia orientati proprio verso il futuro. Dopo questa diatriba con Pfizer, c'è il rischio che Tel Aviv possa perdere l'opportunità di acquistare ulteriori vaccini, in via prioritaria, nel caso in cui il virus dovesse tornare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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