Da eroina nazionale a nemico pubblico. La top gun ucraina Nadia Savchenko rischia di finire di nuovo dietro le sbarre. Stavolta, però, nelle patrie galere di Kiev.
Stamane, infatti, la Commissione regolamenti della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha revocato l’immunità parlamentare della deputata, votando all’unanimità per il suo arresto. A chiedere di spedirla in carcere era stato a metà marzo il procuratore generale ucraino Yuri Lutsenko, secondo il quale l’ex elicotterista di Kiev stava progettando un attacco con granate, mortai e armi automatiche contro il palazzo del Parlamento. L’obiettivo della Savchenko sarebbe stato quello di far saltare in aria la cupola centrale dell’edificio, uccidendo i deputati e assassinando il presidente, Petro Poroshenko. Un vero e proprio golpe che, secondo il procuratore, l’ex eroina nazionale ucraina era pronta a mettere in atto in qualsiasi momento.
La Savchenko era già stata fermata all’ingresso della Rada armata di tutto punto e contro di lei, assicura Lutsenko, ci sarebbero “prove irrefutabili”. L’ex eroina di guerra ucraina, condannata a 22 anni di carcere in Russia per aver fornito agli uomini del battaglione Aidar le coordinate per colpire i due reporter russi della tv pubblica Vgtrk, Igor Korneliuk e Anton Voloshin, assassinati in Donbass nel giugno 2014, però si difende. "Tutti gli ucraini sognano di far saltare gli uffici della presidenza, il parlamento e il governo, ma io sogno di cambiare la situazione senza esplosioni", ha detto ieri alla vigilia del voto per la revoca della sua immunità. Pur ammettendo di aver discusso “con alcune persone dei piani per attaccare il Parlamento”, ha chiarito di non essere intenzionata ad attuarli in concreto e di essersi presentata armata nell'emiciclo solo per essere pronta a difendersi da potenziali assalitori.
La trentaseienne capolista, nel 2014, del partito di Julia Timoshenko, ultimamente aveva abbracciato una linea possibilista sulla questione della Crimea, proponendo di rinunciare alla penisola sul Mar Nero in cambio di un accordo con le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Per contro aveva accusato proprio Lutsenko di aver coperto l’attuale presidente della Rada, Andriy Parubiy, che secondo la stessa Savchenko avrebbe guidato i cecchini che nel febbraio del 2014 spararono indistintamente su manifestanti e Berkut dalle stanze dell'Hotel Ucraina.
Accuse, queste, formulate davanti agli uomini dell’Sbu, i servizi segreti di Kiev, che l’avevano convocata per testimoniare sui presunti piani golpisti del negoziatore Volodymyr Ruban, fermato al confine con le regioni del Donbass con un carico di armi e munizioni e accusato di voler uccidere Poroshenko e altri esponenti del governo per sovvertire il potere.Dopo due anni di prigionia in Russia, Nadia Savchenko era tornata in Ucraina grazie ad uno scambio di prigionieri completato nel maggio del 2016. A firmare la grazia per la pilota era stato il presidente russo Vladimir Putin.
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