L’alibi del maltempo non basta per giustificare i ritardi e le inefficienze dei lavori per l’Expo di Milano. Ma lontano dall’Italia ci si prepara per l’appuntamento successivo. Un’economia fiorente, una popolazione giovane e la capitale che all’inaugurazione di Expo 2017 non sarà ancora ventenne. Questa è la realtà del Kazakhstan, che nel prossimo autunno raccoglierà il testimone dal capoluogo lombardo.
La regione centroasiatica e la nuova capitale kazaka, Astana, in particolare, suscitano curiosità ma sono ancora poco conosciuti. Ciò porta a interpretazioni approssimative e spesso scorrette e sensazionalistiche anche da parte dei canali di comunicazione. Eppure in kazako Astana significa semplicemente “capitale” e anche la sua struttura è semplice. Semmai l’aspetto sorprendente è la rapidità con cui intorno al Mar Caspio dai progetti si passa alle realizzazioni.
Astana ha la struttura di una new town occidentale, con boulevard e assi stradali ordinati. È stata collocata strategicamente tanto all’interno del Paese che rispetto alla nuova rete di strade che collegherà l’Oriente e l’Europa riducendo i tempi di transfert delle merci a meno di un terzo di quelli attuali.
In quanto agli edifici rappresentativi, superficialmente definiti come avveniristici, spesso declinano volentieri nella memoria e nella tradizione: l’esempio è l’enorme sfera dorata sulla Torre Bayterek, di certo architettura-simbolo per eccellenza, in quanto vera e propria colonna forense della città dedicata al mito di Samruk, che fece nascere il sole. Ma, senza addentrarsi nei meandri del mito, la leggenda di Baikonur e delle spedizioni spaziali sovietiche viene ricordata dalle forme del Palazzotto dello Sport, volutamente memore dell’architettura ingegneristica dell’ex Unione sovietica.
Custodisce gelosamente esempi del passato, come il sacrario solare che si cela alle spalle del Palazzo Presidenziale e della via principale, mentre dialoga soprattutto con la tradizione internazionale e globalizzante del Novecento, di cui però è antagonista. In questo senso la nuova capitale kazaka vuole difendere il bisogno simbolico e di spiritualità del Paese, con un’accezione concettuale che la avvicina ai trascorsi gloriosi di alcune città italiane.
È un tratto riconosciuto ad Astana anche da Vittorio Sgarbi, che ce la descrive così: “una città nuova che sorge con una grande ambizione, con architetture di architetti che hanno ambizioni e desideri molto riconoscibili si può, al di là delle singole risultanze, mettere in relazione con il nostro Rinascimento cioè con Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Bramante, Palladio, quindi con i grandi artisti che hanno improntato l’arte moderna”.
Astana è una città che può insegnare varie cose alla cultura postmoderna. È rispettosa della tradizione kazaka e delle sue molte culture, quindi è un esempio di identificazione per tutto il Paese nella sua capitale. Ma lo sguardo è decisamente proiettato in avanti. La cittadella dell’Expo 2017 è una enorme arena dove le risorse di oltre 100 Paesi andranno a confrontarsi nel campo delle energie rinnovabili. Il tema è indovinato anche in considerazione dell’attualità con gli sviluppi della confinante Cina e del suo enorme fabbisogno di energia.
Così, nel 2017, in una prospettiva ideale il concreto Kazakhstan potrà dirci che non esiste un futuro senza un grande presente (la visione di lungo periodo del Presidente Nursultan Nazarbayev ne è il motore già da tempo).
In una panoramica molto reale racconterà la nuova città e il suo valore rappresentativo attraverso gli esempi più significativi delle realizzazioni architettoniche. E avrà, finalmente, l’occasione per aprire le porte sui luoghi che custodiscono la memoria storica delle tante culture che convivono nel Paese.
Arch. Paolo Zammatteo,
senior fellow del think tank “Il Nodo di Gordio”
www.NododiGordio.org
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