L'annuncio di Kim Jong-Un: "Siamo quasi in stato di guerra"

Le truppe nord coreane sono già state schierate ai confini con la Corea del Sud. Un passo falso dell'una o dell'altra parte rischia di far precipitare la situazione

L'annuncio di Kim Jong-Un: "Siamo quasi in stato di guerra"

Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha dichiarato il "quasi stato di guerra" e posto le truppe al confine con la Corea del Sud in assetto da combattimento, come ha annunciato l’agenzia stampa sudcoreana Yonhap, citando i media di Pyongyang. "I comandanti dell’Esercito del Popolo Coreano sono stati rapidamente inviati presso le truppe in prima linea per guidare le operazioni militari destinate a distruggere le apparecchiature di propaganda psicologica, se il nemico non interromperà la propaganda entro 48 ore, e per prepararsi a possibili reazioni del nemico", riferiscono i media nordcoreani.

Ieri ci sono stati scambi di colpi d’artiglieria attraverso il confine fra le due Coree, dopo i quali Pyongyang ha minacciato ulteriori azioni se la propaganda non si fosse fermata. Le tensioni fra le Coree sono salite sin da quando soldati di Seul sono stati feriti ai primi del mese dallo scoppio di mine. La Corea del Sud ha accusato Pyongyang e l’11 agosto ha ripreso le trasmissioni di propaganda dirette al nord. I due paesi sono tecnicamente ancora in stato di guerra, dato che il conflitto del 1950-53 si è concluso con un armistizio e non un trattato di pace.

Kim, ha riferito l’agenzia Kcna, ha presieduto la riunione ordinando "all’esercito di prepararsi del tutto alle operazioni di guerra" contro la Corea del Sud in zone designate "da mettere sotto quasi-stato di guerra" dalle 17:00 di oggi nel nuovo fuso della Corea del Nord (le 10:30 in Italia). La riunione della speciale e potente commissione del Partito dei Lavoratori ha discusso situazione e possibili misure di una azione militare qualora la Corea del Sud decida di non fermare la campagna di propaganda anti-Pyongyang lungo il confine.

I militari nordcoreani hanno negato le ricostruzioni di Seul che addebitano al Nord la responsabilità "dell’incidente del pomeriggio di giovedì", classificando come "grave provocazione militare" i 36 colpi di artiglieria sparati dal Sud. I militari sudcoreani, invece, hanno affermato che dal Nord sono arrivati ben due cicli di colpi: il primo è stato un singolo proiettile di artiglieria antiaerea, mentre il secondo ha visto diversi tiri di 76,2 millimetri. Dal Sud, in risposta, sono partiti "decine" di colpi di 155 mm. Anche se al momento non risultano feriti, l’ultima tornata di tensioni rischia di inasprire ancora di più la tensione, già alimentata dall’episodio dei due soldati sudcoreani feriti ai primi di agosto per l’esplosione di una mina sul lato sud della zona smilitarizzata. Seul, addebitando l’incidente al Nord, ha poi ripreso la trasmissione di propaganda anti-Pyongyang con altoparlanti nelle zone di confine per la prima volta in 11 anni. Una svolta che portato la Corea del Nord a minacciare una azione militare a meno di uno stop da parte di Seul ai suoi piani entro 48 ore dalle 17:00 di giovedì.

La Corea del Nord, inoltre, starebbe effettuando le attività in vista di un possibile lancio di missili: è quanto emergerebbe dalla sorveglianza congiunta dei sistemi radar di Seul e Usa sulle attività militari di Pyongyang all’indomani dello scambio dei colpi di artiglieria. "Il Nord sta mostrando segnali di preparativi su un missile Scud vicino a Wonsan e su un missile Rodong nella provincia di Pyongan dl Nord", ha riferito all’agenzia Yonhap una fonte anomina del governo di Seul. L’intenzione della duplice mossa di Pyongyang, secondo la fonte governativa di Seul, sarebbe di "aumentare la tensione militare nella penisola coreana al fine di portarla al più alto livello". I missili rilevati monitorati potrebbero essere uno Scud-C, capace di volare fino a 500 chilometri, e un Rodong, la cui portata massima è stimata in 1.200 chilometri.

La Corea del Nord continua a chiedere al Sud lo stop entro le 17:00 di sabato del fuso nordcoreano (che corrispondono alle 10:30 in Italia) della propaganda contro Pyongyang fatta attraverso gli altoparlanti lungo il confine occidentale, minacciando un’altra azione militare. In questo scenario al alta tensione, il lancio di vettori potrebbe rappresentare l’opzione più verosimile.

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