L'Australia si difende dagli squali: versa in mare 16 milioni di dollari

E' il salatissimo piano di sicurezza tecnologico approvato dal governo di Sydney per fermare gli attacchi dei pescecani, che quest'anno hanno causato molte vittime: previsto l'utilizzo di stazioni satellitari lungo le coste e di droni al largo

L'Australia si difende dagli squali: versa in mare 16 milioni di dollari

La tecnologia scende in spiaggia per difendere gli australiani dagli squali. Ma il prezzo da pagare è salatissimo.

Il New South Wales, stato che si affaccia sulla costa orientale dell'Australia e ha come capitale Sydney, investirà per i prossimi cinque anni 16 milioni di dollari in sicurezza costiera. Una cifra considerevole giustificata dal fine e dai mezzi: il fine è salvare vite umane in mare, dopo le vittime degli ultimi mesi, con mezzi altamente tecnologici e innovativi. Il ministro del settore primario Niall Blair ha infatti annunciato che il tesoretto verrà speso per l'impiego di un numero maggiore di elicotteri, l'installazione di venti stazioni satellitari lungo gli oltre 2.000 chilometri di litorale, l'utilizzo di droni in grado di individuare la presenza degli squali bianchi e il perfezionamento delle barriere dotate di esche, già attive in Western Australia ma oggetto di parecchie polemiche perché progettate per uccidere a priori il predatore.

Le nuove esche, invece, sono dotate di un dispositivo di allarme che, una volta addescato il pescecane, invieranno un segnale alle autorità, pronte a intervenire per marchiarlo e rilasciarlo al largo ancora vivo.

Insomma, come ha sottolineato Blair, "non ci sarà nessun piano di eliminazione selettiva degli squali". Si tratta di un piano di sicurezza senza precedenti in Oceania, che sarà ultimato entro la prossima estate per tutelare i bagnanti e salvaguardare il turismo.

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