L'avanzata dei jihadisti in Siria continua

Miliziani di gruppi armati islamisti e del Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaeda, si sono impadroniti di Idlib, nel Nord-Ovest del Paese, il secondo capoluogo di provincia ad essere sottratto al controllo delle forze regolari dopo Raqqah

L'avanzata dei jihadisti in Siria continua

L'avanzata dei jihadisti in Siria non si placa. Miliziani di gruppi armati islamisti e del Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaeda, si sono impadroniti di Idlib, nel Nord-Ovest del Paese, il secondo capoluogo di provincia ad essere sottratto al controllo delle forze regolari dopo Raqqah, che dal 2013 è nelle mani dell’Isis.

L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha detto che varie formazioni tra le quali Ahrar al-Sham, Jund al-Aqsa e, appunto, Al Nusra, hanno preso il controllo di Idlib dopo combattimenti durati quattro giorni, che le forze del regime non sono riuscite a fermare nonostante il ricorso anche a bombardamenti aerei. L’agenzia governativa Sana ha sottolineato che le truppe di Damasco "si sono ridispiegate a sud di Idlib per contrastare migliaia di terroristi che arrivano dalla Turchia".

Ankara è tra i maggiori sostenitori delle forze dell’opposizione. Video postati in rete dai ribelli mostrano miliziani mentre strappano gigantografie del presidente Bashar al Assad e mentre prendono a martellate un grande busto di suo padre, il defunto presidente Hafez. I combattimenti continuano tuttavia nelle vicinanze della città, anche con l’impiego di artiglieria da entrambe le parti. Vi sono forti timori dunque per la sorte della popolazione civile. Circa un milione di persone vive a Idlib, tra residenti e profughi provenienti da altre regioni investite dai combattimenti.

Secondo testimoni, molti hanno lasciato le loro case per trovare riparo altrove. Idlib è in posizione strategica, trovandosi 25 chilometri a Est del confine con la Turchia, 50 chilometri a Sud-Ovest di Aleppo e 90 chilometri a Nord-Est di Latakia, la città-feudo degli Assad, sul Mar Mediterraneo, finora risparmiata dalle violenze. Quella di oggi è la seconda importante sconfitta per le forze lealiste questa settimana dopo la caduta, il 25 marzo, della cittadina di Busra al Sham, nel Sud del Paese, vicino al confine con la Giordania, già centro fiorente in epoca romana e oggi nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La conquista di Idlib conferma il ruolo preponderante assunto dalle forze jihadiste nel caos che si è impadronito della Siria in quattro anni di guerra civile. E, d’altro canto, il peso limitato dei cosiddetti ’ribelli moderatì che gli Usa hanno deciso di addestrare in collaborazione con Turchia e Giordania. Una situazione che sembra spingere i governi europei e quello americano a cercare un dialogo con Assad, di cui chiedevano perentoriamente l’uscita di scena fino a poco più di un anno fa.

Lo stesso presidente siriano, in un’intervista trasmessa ieri dalla televisione statunitense Cbs, ha affermato che Damasco è aperta "ad ogni dialogo con chiunque, compresi gli Stati Uniti, riguardo a ogni cosa, sulla base del reciproco rispetto".

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