"L’America conferma di avere l’economia più forte e sostenibile del mondo", ha detto Barack Obama commentando gli ultimi dati sull’occupazione. "Le aziende americane hanno creato negli ultimi sei anni 14 milioni di nuovi posti di lavoro". Il presidente sottolinea che "il tasso di disoccupazione dal 10% del 2000 è sceso a gennaio al 4,9%, ed è la prima volta in 8 anni che scende sotto il 5%". Poi ricorda che "negli ultimi sei mesi i salari sono cresciuti al passo più veloce dall’inizio del 2009 e continua promettendo che "le politiche che proporrò quest’anno sono pensate per continuare a dare ai lavoratori più possibilità di promozioni e aumento dei salari". "Dovremmo essere orgogliosi dei progressi fatti - prosegue -. Lo abbiamo fatto in modo migliore e più sostenibile di chiunque altro. Ciò non significa che non ci sia qualcosa di più da fare". Dando uno sguardo al di fuori dei confini americani Obama riconosce che "l’andamento dell’economia estera sta frenando". Quella "cinese è in un momento di transizione e quella europea è ancora lenta".
Poi approfitta dell'occasione per bacchettare la destra americana: "I candidati repubblicani alla Casa Bianca non hanno alcuna strategia coerente per rafforzare la ripresa dell’economia: nessuna tranne tagliare le tasse per i più ricchi". Una dura presa di posizione che pone il presidente in prima linea nella campagna elettorale in corso, con le primarie appena iniziate nello Stato dell'Iowa. Tra cinque giorni si vota in New Hampshire.
Il presidente ha giocato d'anticipo. Prevedendo le critiche sui dati meno buoni del previsto, ha volutamente modificato la propria agenda per rilasciare un commento. Le sue parole arrivano nel giorno in cui il governo ha pubblicato il rapporto sull’occupazione di gennaio, quando in America sono stati creati 151.000 posti di lavoro, meno dei 185.000 attesi dagli analisti e pari ai minimi dello scorso settembre, quando ne furono creati 149.000. Il tasso di disoccupazione è tuttavia sceso al 4,9% (minimi del 2007) dal 5% di dicembre, ma una misura più ampia che include anche le persone troppo scoraggiate per cercare un’occupazione è rimasto al 9,9%. L’intervento di Obama giunge in un momento delicato, non solo per la corsa delle primarie. Si teme, infatti, un possibile rallentamento dell’economia Usa, cosa che potrebbe posticipare (ancora) un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. La banca centrale Usa ha iniziato la "normalizzazione" della sua politica monetaria lo scorso dicembre, con la prima stretta dal giugno 2006. Ma alla luce della volatilità sui mercati finanziari e di una frenata dell’economia globale, quella cinese in primis, i piani potrebbero cambiare.
Obama ha difeso la sua proposta che porterebbe i gruppi petroliferi a versare una tassa pari a 10 dollari per ogni barile di greggio prodotto. Il ricavato raccolto attraverso la tassa, da introdurre gradualmente nell’arco dei prossimi cinque anni, nelle intenzioni di Obama verrebbe usato per finanziare iniziative di trasporto pulito, rilanciando le infrastrutture del Paese.
L’inquilino della Casa Bianca ha detto che quello in corso è il periodo migliore per fare una mossa simile: "Usiamo questo periodo di prezzi bassi dei carburanti per accelerare la transizione verso un’economia basata sull’energia pulita". Il suo portavoce Josh Earnest ha poi ammesso che parte di quella tassa verrà scaricata dai gruppi petroliferi sui consumatori finali.
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