La guerra in Ucraina non si combatte solo con i missili e le pallottole ma anche con le parole. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, punta il dito contro i leader occidentali: "Tutti sanno che una terza guerra mondiale può essere solo nucleare, ma attiro la vostra attenzione sul fatto che questo è nello spirito dei politici occidentali, e non in quello dei russi". Respinge al mittente, quindi, l'accusa che Mosca stia pensando ad un'escalation del conflitto senza guardare troppo ai rischi di una guerra atomica. Lavrov ha fatto riferimento ad alcune alle recenti dichiarazioni fatte dai suoi omologhi di Francia e Regno Unito, Jean-Yves Le Drian e Elizabeth Truss, che evocavano la "dissuasione nucleare" e il rischio di una guerra contro la Russia.
Durante la conferenza stampa Lavrov rivela: "Mentre parliamo penso sia in corso un’altra telefonata. Saremo felici se questa volta la Francia aiuta a raggiungere un accordo basato sui principi approvati in ambito Osce e più in generale delle relazioni internazionali". È il segnale che, mentre la guerra va avanti, in parallelo proseguono gli sforzi diplomatici. E la Russia non si sottrae ai colloqui.
Lavrov prova a rassicurare il mondo: "La Russia si baserà sulla dottrina militare nazionale in materia di uso di armi nucleari; si è parlato di una guerra nucleare, ma tali dichiarazioni sono state fatte in Occidente, non a Mosca. Abbiamo una dottrina militare che specifica i parametri e le condizioni di utilizzo delle armi nucleari. Non dice nulla sull’escalation, nonostante ciò di cui gli analisti occidentali stanno cercando di accusarci. Si è parlato di una guerra nucleare. Per favore, guardate attentamente le dichiarazioni e i loro autori. Prima è stato il signor Stoltenberg... Poi il signor Zelensky ha detto che avrebbe rinunciato allo status di stato non nucleare. Se alcuni elaborano un piano reale di guerra contro di noi, e penso lo stiano facendo, devono riflettere attentamente. Non lasceremo che nessuno ci destabilizzi".
Difficile riuscire a smentire Lavrov. È l'Occidente ad aver evocato il rischio di una guerra nucleare. Ma il capo della diplomazia di Mosca non può negare ciò che il presidente Putin ha detto pochi giorni fa. Dapprima nel discorso in cui dichiarava l'inizio delle ostilità contro l'Ucraina (24 febbraio), aveva detto che la Russia "continua a essere uno degli stati nucleari più forti", accusando poi l’Ucraina di avere avviato piani per dotarsi delle armi atomiche. Poi, il 27 febbraio, rivolgendosi alle massime cariche militari russe, ha ordinato loro di "preparare le forze di deterrenza dell’esercito russo a un regime speciale di servizio di combattimento". Espressione un po' ambigua ma che a tutti ha fatto pensare questo: "State pronti a tutto" (anche all'opzione nucleare).
La Russia, assicura Lavrov, è pronta a negoziare con l’Ucraina, ma la guerra (che Mosca non chiama mai in questo modo, definendola "operazione speciale", va avanti. E verrà portata a termine.
"Siamo pronti a parlare, ma continueremo la nostra operazione, perché non possiamo permettere all’Ucraina di mantenere le infrastrutture che minacciano la sicurezza della Federazione Russa: la demilitarizzazione sarà portata a termine nel senso che le infrastrutture e le armi che ci minacciano saranno distrutte".È quello che, fin dall'inizio, ha detto Putin: la Russia attacca per difendersi. E andrà avanti fino a che non si sentirà al sicuro.
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