In Irlanda sono esplose in questi giorni feroci polemiche a causa della decisione del governo di Dublino di accogliere una combattente dell’Isis attualmente detenuta in Siria.
Costei è una foreign-fighter e si chiama Lisa Smith, trentasettenne originaria proprio dell’“isola di smeraldo”. Nel 2015, la donna, membro delle forze armate irlandesi, aveva deciso, dopo essersi convertita all’islam, di recarsi in Medio Oriente per combattere al servizio del “Califfato nero”. All’inizio di quest’anno, è stata catturata dalle truppe fedeli a Bashar al-Assad, alleate degli Usa, e quindi trasferita in un centro di detenzione nel nord della Siria.
Le autorità dell’ex “tigre celtica” si sono quindi recentemente dichiarate favorevoli al ritorno in patria della Smith, nonostante il rischio concreto che quest’ultima, una volta rientrata in Irlanda, possa proseguire la propria missione jihadista pianificando attentati contro i propri connazionali. Ad avviso dell’esecutivo di Dublino, l’esigenza di tutelare la sicurezza pubblica deve però assolutamente “passare in secondo piano” rispetto all’urgenza di compiere un “gesto di umanità” verso una “madre sola con un bimbo piccolo”.
La donna infatti è stata rinchiusa nella prigione siriana insieme al suo figlio minorenne e, di conseguenza, la sua situazione personale è stata ritenuta dal premier dell’isola, Leo Varadkar, come “meritevole di soccorso immediato”. Il capo del governo del Paese Ue ha poi assicurato che nessun provvedimento punitivo verrà adottato nei confronti della foreign-fighter una volta che costei sarà tornata in patria. Alla Smith non verrà quindi inflitta la revoca della cittadinanza irlandese.
Secondo il portavoce dell’esecutivo Varadkar, la Smith, al suo rientro nella nazione di origine, verrà subito, insieme al suo bambino, affidata alle cure di personale medico e soltanto quando si sarà “completamente ristabilita” verrà autorizzato un interrogatorio nei suoi confronti da parte di funzionari antiterrorismo irlandesi e stranieri.
Nonostante il governo di Dublino abbia ripetutamente descritto come un “gesto di umanità” il proprio assenso al ritorno nell’isola di tale miliziana dell’Isis, diversi esponenti politici dell’isola hanno iniziato ad accusare il premier Varadkar di mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini.
Ad esempio, Micheál Martin, leader del partito conservatore Fianna Fáil, ha bollato la recente decisione dell’esecutivo come “ingenua” e come suscettibile di favorire la “proliferazione del jihadismo” nell’ex “tigre celtica”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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