''È stata la più grande operazione anti terrorismo della storia del regno''. È con queste parole che il governo marocchino ha parlato in merito all'azione condotta dai servizi di sicurezza del Paese Nord Africano che ha portato allo smantellamento di una rete di jihadisti, legati all'ISIS, che volevano creare nello stato di Muhammad VI una Provincia del Califfato.
Secondo quanto riportato dalla stampa marocchina e dai media internazionali, 52 persone sono finite in manette, ma gli indagati sono 143. Uomini che sembra avessero contatti diretti con lo Stato Islamico e che erano pronti a compiere delle azioni contro turisti e militari. Stando a quanto ha fatto sapere l' intelligence marocchina, nelle abitazioni degli arrestati sono stati rinvenuti libri sulla fabbricazione di armi, materiale esplosivo, veleni, testi di preparazione psicologica al martirio e bandiere nere del Califfato di Al Baghdadi. E inoltre gli adulatori del Daesh erano anche molto attivi sulla rete nel fare proselitismo e incitare alla jihad.
L'operazione è stata condotta il 19 luglio su tutto il territorio nazionale del Marocco. Da nord a sud. Il Paese marocchino non sta abbassando la guardia difronte alla minaccia di azioni terroristiche. Il timore di attacchi da parte di mujaheddin dello Stato Islamico è evidente nel regno, che ha ancora vive le immagini della bomba nel caffè di piazza Jamaa el-Fna nel 2011 e pure delle esplosioni di Casablanca del 2003.
La paura quindi di nuove stragi e dell'infiltrazione di cellule degli uomini in nero ha spinto il governo ha intensificare le misure di sicurezza e a rafforzare i controlli soprattutto lungo la porosa frontiera sahariana con l'Algeria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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