Il ramo mediatico dell’Isis, Alhayat Media Center, ha pubblicato l’undicesimo numero di Rumiyah. Rumiyah, "Roma" in arabo, deriva da "Rum", termine con cui si indicavano i bizantini e, col passare del tempo, gli occidentali. È uno dei tanti strumenti utilizzati dall’Isis per la radicalizzazione a distanza di simpatizzanti e fondamentalisti sparsi per il mondo. È uno dei numeri più consistenti tra le produzioni dell’Alhayat Media Center con 60 pagine tradotte in inglese, francese, russo, tedesco, cinese e urdu. L’undicesimo numero è stato rilasciato poche ore dopo una precedente falsa copia di Rumiyah immessa sulla rete. Il ramo mediatico dell’Isis ha subito avvertito i propri utenti, intimando loro di “non scaricare quella falsa copia diffusa dai servizi segreti occidentali contenente malware e distorte immagini dello Stato Islamico”. La cosa più scioccante contenuta nella rivista riguarda il rapimento dei bambini occidentali.
"Stermineremo gli infedeli o moriremo provandoci"
“I miscredenti sono entrati a Mosul. I loro veicoli blindati ed i carri armati hanno formato dei lunghi convogli a perdita d’occhio. I comandanti dei crociati hanno promesso che la battaglia si sarebbe conclusa in pochi giorni. Ma a Mosul hanno incontrato la morte in otto mesi di feroci battaglie. E cosi i loro convogli sono stati annientati. Nonostante le perdite, continuano a promettersi che la battaglia di Mosul si concluderà presto: sarà invece una delle più grandi battaglia che la storia ricorderà, un esempio di fermezza. Quella loro religione vergognosa non li salverà. Ogni loro conquista, ogni pezzo di terra sarà macchiato del loro sangue affinché possano non rallegrarsi dei loro progressi. E mentre periranno, le storie del nostro eroismo faranno il giro del mondo. Sirte, Fallujah, Baba e tutte le altre roccaforti passeranno alla storia come esempio di fermezza e fede. Combattono con paura, poiché sanno che questa non sarà una semplice battaglia. L’esercito crociato non potrà sconfiggere una forza in grado di continuare ad infliggere perdite in ogni parte del mondo. La nostra forza è la persistenza nel tempo. L’esercito americano è già stato sconfitto in Iraq quando le perdite sul campo iniziarono a logorare il sostegno popolare interno. Inizieranno a rendersi conto degli enormi costi contro un nemico invisibile. Soltanto pochi soldati crociati sono addestrati, quelli inviati nelle strade ricevono una scarsa formazione. Non ci sarà fine a questa guerra. O Dio li annienterà o saremo sterminati nel tentativo di farlo. Raggiungere l’aldilà ed i nostri compagni caduti”.
I testi di propaganda, spesso ritenuti fuorvianti ed irrilevanti, vanno intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza. L’editoriale andrebbe letto in chiave tattica, per chiari riferimenti ad una rivisitazione degli effetti Tipo 4 delle mine come moltiplicatori di forze. E’ chiaramente un testo di ispirazione per la guerriglia urbana, con dispersione delle forze, violenti attacchi e logoramento psicologico. L’obiettivo è quello di indebolire la credibilità ed il prestigio dei piani di sicurezza dei governi. Si ribadisce ancora una volta la lunga durata del conflitto e la profonda dissimetria tra le forze jihadiste attive ed il danno arrecato.
“Il viaggio nel sentiero spinoso”
Nell’articolo, “Il viaggio nel sentiero spinoso”, si ribadisce che la scelta della jihad è un percorso di fede senza compromessi, nell’osservanza degli obblighi rituali di natura giuridica e politica e delle prescrizioni che regolano la conduzione della guerra santa. E’ dedicato alle sorelle che hanno avuto la fortuna di vivere nello Stato islamico.
“È giunto il momento di distinguere e separare le verità dalle bugie, i giusti dai malvagi, i credenti dagli ipocriti. Separare coloro che sono fermi nella loro fede da quanti perdono la speranza e si disperano. Quanti rimarranno giusti nella via testimonieranno la vittoria finale. Invito le nostre sorelle che hanno ricevuto la grazia di vivere nello Stato islamico di essere paziente e continuare a credere. Lungo il nostro viaggio dovremo affrontare e superare prove e difficoltà. Il sentiero di spine che stiamo solcando non è la fine, ma solo l’inizio che ci porterà alla vittoria finale. Siamo pronti a soffrire? Le nostre anime sono pronte al sacrificio supremo per il bene supremo? Saremo saldi in questo percorso di fede? Non esiste sentiero di spine che non può essere percorso, nè tragitto migliore per dimostrare la nostra fedeltà. Mie amate sorelle, i vostri ruoli e le vostre responsabilità non sono finite, ma aumentate. E’ giunto il momento di risvegliarci dal sonno di inosservanza e dirigerci i nostri reali obiettivi”.
Le donne dell'Isis
Negli ultimi numeri, gli autori di Rumiyah dedicano ampio spazio alle donne. Nell’approfondimento “Siate un sopporto non un ramo secco” del decimo numero di Rumiyah, si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio. E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.
“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.
I toni utilizzati si discostano nettamente dall’articolo pubblicato nel nono numero di Rumiyah dal titolo “La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge”. Quel titolo tradiva il reale contenuto.
“La donna, pastore nella casa dell’uomo"
“Ogni donna a cui Allah ha concesso la benedizione di nascere nello Stato islamico, dovrebbe trarre vantaggio da questa grazia eccezionale, non concessa a molte altre. Le donne dovranno impegnarsi nel crescere i propri figli nel modo a cui piace al loro Signore ed a beneficio della Nazione islamica. La prima cosa che la donna musulmana dovrà insegnare ai propri figli è la frase della testimonianza suprema: Non c'è dio al di fuori di Allah, Muhammad è il Messaggero di Allah. Subito dopo dovrà insegnare al bimbo i tre principi: Chi è il tuo Signore? Qual è la tua religione? Chi è il tuo Profeta? Sono domande che dovranno stabilire la creazione dei suoni puri (non blasfemi) per il bambino, schiavo di Allah. Il Creatore dovrà essere temuto, mentre il bimbo dovrà capire che sarà sempre osservato. Prima di dormire, dovrà dire:Allah mi è testimone, Allah mi vede, Allah è con me. La grazia più grande che una donna possa ricevere, è quella di avere figli da crescere con un marito mujahide. Cresceranno abituati a vedere armi ed attrezzature. Fucili d’assalto e di precisione. Indumenti tattici, proiettili, granate e cinture esplosive. Sono disponibili diversi video che spiegano con sequenze semplici il loro letale utilizzo. Il cucciolo di Leone, per l’amore della Jihad e con l’affetto del mujahidin, coltiverà l’odio verso i nemici. A chi critica le donne di aver distrutto l’infanzia e l’innocenza dei propri figli, rispondiamo che è l’onore più grande è quello di lottare davanti ad Allah”.
L'undicesimo numero prosegue con una lunga dissertazione teologia a supporto dell’omicidio contro gli infedeli, per linee guida che ricalcano il documento “Fight the scholars of infidelity”.
“Gli attacchi contro le loro chiese sono stati benedetti da Allah. Perire in queste imprese è impresa solenne poiché è Allah che li ha guidati in questo percorso di fede. Uccidete i Mushrikin (coloro che attribuiscono pari ad Allah), ovunque essi si trovino. Uccideteli, assediateli, catturateli. Attendete il momento opportuno per colpirli, ma se dovessero pentirsi, lasciateli andare poiché Allah è misericordioso. Uccidere a difesa di Allah è consentito, ma i Mushrikin dovranno essere risparmiati qualora dicessero ilaha illallah (la frase del monoteismo puro, non c'è Dio all'infuori di Allah) ed abbracciassero la vera fede. Il sangue dei mushrikin non è inviolabile, tranne che per un contratto di protezione. Una misura eccezionale e momentanea. Alla scadenza del patto, il loro sangue dovrà bagnare il terreno”.
Il contratto di protezione elenca le condizioni concesse da Abu Bakr al-Baghdadi, supportate da citazioni coraniche, ai non musulmani. 13 condizioni da rispettare per godere della protezione. Nel testo di apertura, si rileva a più riprese la natura belligerante dei crociati: una dissertazione teologica e filosofica sul concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita. E’ l’interpretazione che motiva l’omicidio, inteso come obbligo sacro. Le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale.
Rivendicati i recenti attentati
Due le pagine dedicate alle operazioni compiute dai martiri nel mondo e l’ennesima dissertazione teologica sulla nobiltà del credente che abbraccia la via del martirio. Rivendicati gli attentati in Australia, Belgio, Palestina, Somalia. Un grafico è interamente dedicato all’attentato di Teheran. Ampio spazio dedicato alle gesta dell’eroe del mese: solitamente la storia romanzata di un martire che ha trascorso la vita ad uccidere, sfruttando la stupidità dei crociati.
L’undicesimo numero, opera della narrativa apocalittica ed interamente dedicata alla resistenza, si conclude con l’editoriale “Conosci il tuo valore”.
“Conosci il tuo valore”
“O paziente mujahid, queste parole sono state scritte in modo da riconoscere il Tuo Valore, già noto tra i tuoi nemici. Si sono riuniti contro di Voi, O Valorosi, con arabi e non. Quindi chi sei Tu, O Montagna Alta, chi sei Tu? E’ grazie al Tuo valore che i crociati sono costretti ad aumentare le loro corazze, pattugliare i mare e sorvolare i cieli. Chi sei Tu, O Valoroso? La religione dovrebbe unirsi per una terra governata dalla shari'ah. Adesso tocca a Te difendere i posti sacri”.
La ripetizione costante dei pronomi è determinante per tracciare una linea diretta tra il campo dei musulmani e quelli di crociati, ebrei e delle religioni di Kufr.
"La religione è la cosa più importante"
“Il possedere o meno armi di distruzioni di massa non conta nulla: la religione è prevalente. I loro eserciti sono più grandi di qualsiasi arma in nostro possesso. Sarai bersaglio, indipendentemente dal tuo stato. E’ la tua religione che fa di te un nemico dei crociati. Ed i figli dei tuoi figli saranno sempre loro nemici poiché non esiste compromesso. Siamo impegnati in una lunga guerra con i Kuffar, ma la vittoria è garantita. Pertanto, O Valoroso, ricorda che sei stato creato per agire senza mai voltarti, poiché il tuo momento terreno è solo transitorio. O Valoroso, sei stato creato per un fugace momento terreno prima di raggiungere i giardini eterni. Dichiara con orgoglio l’appartenenza all’unica religione esistente, la cui supremazia su ogni altro credo è assoluta”.
Rapire i bambini
Le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. Come, ad esempio, il piccolo passaggio dedicato al rapimento dei bambini. Il rapimento è stato teorizzato per la prima volta nel nono numero di Rumiyah. Nel nuovo numero, il rapimento dei bambini dei crociati è teologicamente supportato.
“L'obiettivo di un sequestro non è quello di chiedere un riscatto, ma di creare un massacro ed instillare terrore. Sequestrateli per macellarli, non per iniziare un negoziato. Proseguite nella vostra missione fino a quando Allah non vi chiamerà al suo cospetto. Le vittime, dovranno essere macellate prima dell’arrivo della polizia. Gli ostaggi serviranno da scudi umani. Non pregiudicate un’operazione dal possesso di un’arma da fuoco, poiché è immensa la ricompensa nel macellare i crociati con i coltelli. Serve solo un po’ di fantasia ed una minima pianificazione di base. L’obiettivo è la pubblicità. In alcuni casi sarebbe opportuno mantenere in vita gli ostaggi, informando le autorità e spiegando loro la missione che il soldato dello Stato islamico sta per compiere. L’obiettivo è creare il terrore dopo aver compiuto un massacro di kuffar”.
L’undicesimo numero di Rumiyah
L’undicesimo numero è interamente dedicato alla resistenza ed al concetto di “Califfato nel cuore”. Per il terrorismo jihadista, il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La perdita fisica di un territorio limiterà sia la capacità economica che quella di reclutamento massiccio, ma la natura fortemente decentralizzata del gruppo assicurerà una presenza costante nel tempo. Il testo, dedicato alla speranza, sembrerebbe essere rivolto a coloro che vivono nello Stato islamico. Assente la sezione Just Terror Tactics, le linee guida sugli attentati sono comunque presenti come concetto. Buona parte delle 60 pagine sono dedicate ai diritti e doveri del mujahidin e del nucleo familiare musulmano impegnato nella jihad. Ritornano le forme di saluto classico abbandonate nell’ultimo numero (probabilmente il più duro per contenuti tra quelli pubblicati) e l’ossessivo riferimento religioso a supporto dell’azione terrena. Il linguaggio utilizzato è semplice ed immediato (a differenza dell’ottavo numero) per una dissertazione teologica e filosofica sul concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita. L’undicesimo numero reinterpreta la teologia islamica e si colloca nella narrativa apocalittica.
Il valore tattico dell’undicesimo numero di Rumiyah
La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra. L'Isis non mirava all’instaurazione di un governo jihadista, ma alla sperimentazione di un nuovo modello insurrezionale applicabile, polarizzando l'ideologia jihadista. Tali linee guida, con riferimento a Mosul, sono presenti nell’undicesimo numero di Rumiyah. Il ricordo di Mosul continuerà ad infervorare negli anni i cuori dei veri credenti, esempio dell'utopia jihadista. Storia insegna che la vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La narrativa Isis ha già ben delineato il ruolo dell’attuale generazione, destinata a non poter assistere al compimento delle profezie. L’Isis non ricostituirà le forze per riconquistare i territori perduti in Siria e Iraq (non è questo l’obiettivo di una forza irregolare), mentre annuncia azioni ispirate al Dominio Rapido. Il vero ruolo dell’attuale generazione jihadista fedele all’Isis sarà quello di colpire sistematicamente l’Occidente con l’evoluzione dei lupi solitari in forza insurrezionale. L’obiettivo della propaganda (tattica di rivendicazione strutturata per dare l’illusione di una portata globale) nel breve e medio termine, sarà quello di continuare ad incentivare l’espansione del gruppo nelle regioni dove la penetrazione jihadista è stata relativamente debole.
All’attuale generazione Isis è stata già affidata la responsabilità di una guerriglia urbana a lungo termine così da minare la volontà politica dei paesi occidentali allineati contro l’Isis. La leadership dell’organizzazione terroristica è ben consapevole che l’elemento più vulnerabile delle democrazie occidentali è la volontà del popolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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