L'islamo-gauchismo sta prendendo il sopravvento nelle università francesi, ma anche in quelle anglofone, ora se ne accorge anche l'intellettuale francese Bernard Henri-Levy che in un articolo pubblicato sul settimanale Le Point (ripreso anche da Repubblica) mette in guardia dall'ideologia che unisce la sinistra estrema, il radicalismo islamista, l'antisionismo e che sta facendo sparire le tendenze anti-totalitarie e progressiste in favore di quelle retrograde, oscurantiste e anti-femministe.
Henri-Levy prende così le difese del Ministro dell'Università, Frederique Vidal, che lo scorso 14 febbraio ha sollevato il problema, definendo l'islamo-gauchismo come "...un problema che affligge la società e neanche l'università ne è immune", come riportato da Le Monde.
Dichiarazioni quelle della Vidal che hanno scatenato reazioni negli ambienti accademici d'Oltralpe, al punto che 600 tra docenti e ricercatori hanno chiesto le dimissioni del Ministro che ha a sua volta però precisato di voler proteggere il pluralismo delle idee e la libertà di espressione contro un pensiero unico che sta dilagando.
Tornando all'articolo di Henri-Levy, il filosofo indica le origini di questa corrente di pensiero che "è una realtà sociale pur non essendo realtà scientifica" nel forum di Saint-Denis "dove i nostalgici del radicalismo fraternizzavano con Tariq Ramadan" (intellettuale islamista e nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, finito sotto processo per stupro in seguito a una serie di accuse mosse da diverse donne), nelle riunioni degli "Amis du Monde Diplomatique", nei cortei pro-Hamas che per le strade francesi gridavano "morte agli ebrei" e in coloro che vedono nell'Islam "la religione dei poveri" (e lì il passo da credo a ideologia totalitaria è brevissimo).
Curioso che Henri-Levy si sia reso conto del rischio generato da quell'islamo-gauchismo sempre più islamista e sempre meno "de gauche", considerato che fu proprio lui uno strenuo sostenitore dell'intervento militare in Libia per rovesciare Gheddafi (con tanto di visite in Libia ai vari capi-fazione, diversi dei quali islamisti e con chiamata all'allora presidente Sarkozy per richiedere un intervento) e di un'ulteriore potenziale azione armata (mai realizzatasi) in Siria contro Assad.
Nel maggio del 2012 ad esempio il quotidiano britannico The Independent pubblicava un pezzo dal titolo più che eloquente: "French philosopher Bernard Henri-Levy calls for the West to intervene in Syria". L'intellettuale, commentando il suo documentario "The Oath of Tobruk" affermava: "Ho fatto questo film per la Siria. E' giunto il momento di intervenire. Uno degli obiettivi di questo documentario è dimostrare che si può fare". Sempre secondo Henri-Levy, il suo documentario mostra perchè l'intervento militare ha funzionato in Libia e non in Iraq, aggiungendo che la stessa cosa può essere fatta in Siria. Peccato che queste dichiarazioni verranno rapidamente smentite dalla realtà.
Nel marzo del 2011 il quotidiano americano The New Yorker pubblicava un pezzo dal titolo "Did Bernard Henri-Levy take Nato into war?" indicando come il filosofo fosse stato tra i primi ad entrare in Libia, a dichiarare Gheddafi "illegale" e a svolgere un ruolo d'influenza di primo piano per far intervenire militarmente Parigi e Nato.
Chissà se Henri-Levy si è reso conto che l'ideologia divulgata dagli islamisti presenti nel cosiddetto islamo-gauchismo ha tantissimi punti in comune con quella sostenuta da quegli stessi jihadisti anti-Assad e filo-Fratelli con cui durante le Primavere Arabe egli stesso andava a braccetto.
L'islamo-gauchismo
È fondamentale fare un po' di chiarezza sul termine "islamo-gauchismo" che, almeno in teoria, unisce l'Islam con l'ideologia politica di sinistra. In realtà però la faccenda è ben più complicata, in primis per la genericità e l'ambiguità del concetto; si fa riferimento all'Islam come religione? All'islam politico, ergo islamismo? Inoltre, quale parte della sinistra viene tirata in ballo?
Secondo numerosi ricercatori, il concetto è apparso per la prima volta nel 2002 in un testo del sociologo Pierre-Andre Taguieff dal titolo "La Nuova Giudeofobia", dove l'intellettuale utilizza il termine per descrivere il legame tra alcuni gruppi dell'estrema sinistra francese e membri della comunità islamica, riferendosi in particolare alle manifestazioni filo-palestinesi tenutesi a Parigi nei primi anni 2000 quando esponenti della neo-sinistra radicale sono scesi in piazza assieme ai sostenitori di Hamas e Hezbollah al grido "eliminiamo Israele". Un'alleanza, secondo Taguieff, di stampo prettamente pragmatico con lo scopo di combattere i nemici comuni (Israele, gli Usa, l'imperialismo occidentale ecc) che va ben oltre i confini francesi e attiva anche in Usa e in altri Paesi europei. Non a caso diversi esponenti islamisti hanno più volte trovato terreno fertile in ambienti di sinistra anche in Italia e non a caso noti esponenti dell'islamismo nostrano hanno un passato di attivisti nell'estrema sinistra.
Vi è però una domanda che sorge spontanea: al di là dei cosiddetti "nemici comuni" e di qualche interesse condiviso, quanto è realmente compatibile l'ideologia islamista con quella di sinistra? Henri-Levi non ha torto quando afferma che l'oscurantismo (islamista) sta prendendo il sopravvento sulle tendenze progressiste e anti-totalitarie; basti pensare all'anti-femminismo islamista, al concetto di famiglia patriarcale che relega ed imprigiona la donna sotto il dominio maschile; all'obbligo per la donna di portare il velo (disperatamente spacciato da alcune attiviste dell'Islam come un "segno di libertà ed emancipazione"). Vi è poi tutta la questione legata all'omosessualità, alla libertà di culto (e di cambiarlo), alla libertà di essere ateo (e di poterne parlare).
Questi sono solo alcuni tempi chiave sui quali islamismo e sinistra non potranno mai convivere pacificamente, nonostante tutti i tentativi possibili in nome di nemici ed interessi comuni, perché inevitabilmente una parte prenderà il sopravvento sull'altra e non è difficile immaginare quale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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