L'Italia entra in guerra contro i tagliagole

Coalizione per combattere gli islamici, ci siamo anche noi. Cresce la spesa militare, servono 14 miliardi. SOSTIENI IL REPORTAGE

L'Italia entra in guerra contro i tagliagole

In guerra. Contro chi decapita e taglia le gole. Contro chi semina orrore. Contro la barbarie e i soprusi. Contro chi uccide la libertà. In guerra. Da ieri. Anche l'Italia. Una guerra insidiosa, difficile contro un nemico scaltro. Che spia e gioca sull'effetto sorpresa.

Arriva dal vertice Nato in Galles la dichiarazione d'intenti e soprattutto di guerra contro l'Isis, quello Stato Islamico che la sua guerra all'Occidente l'ha dichiarata da tempo. Oltre ogni violenza. E così il presidente americano Obama lancia il suo monito tanto atteso: «L'Isis è una grave minaccia per tutti, e nella Nato c'è una grande convinzione che è l'ora di agire per indebolire e distruggerlo. I partner e alleati della Nato sono pronti a unirsi a un ampio sforzo internazionale per combattere contro la minaccia posta dall'Isis, lo Stato islamico è un pericolo crescente».

Il tempo che le agenzie battano questo «storico» messaggio e l'Italia entra in gioco, senza se e senza ma. «Di questa coalizione fa parte anche l'Italia -conferma il premier Matteo Renzi a Newport- oggi il segretario Kerry ha annunciato la Core coalition per contrastare l'Isis in Irak. Ebbene di questa Core Coalition noi siamo parte. Abbiamo già fatto dei passi in avanti per aiutare l'Irak e le popolazioni del Kurdistan. Qualora la coalizione dovesse agire militarmente contro le milizie dell'Isis non farà naturalmente un intervento di terra. Non tutti avevano immaginato che si sarebbe prodotto un califfato all'interno di Siria e Irak e per questo la Nato deve essere capace di rafforzare la sua intelligence, ed essere rapida anche nel pensiero oltre che nell'azione. È fondamentale e cruciale che la comunità internazionale non lasci soli i profughi iracheni».

Gli fa eco subito il padrone di casa, David Cameron che, in apertura della seconda giornata del vertice Nato a Newport, usa parole durissime contro l'autoproclamatosi Stato Islamico: «Il nostro messaggio è chiaro: questi terroristi devono stare molto attenti, le loro minacce otterranno solo il risultato di armare la nostra determinazione per difendere i nostri valori».

«Non ci faremo intimidire da barbari assassini» dicono all'unisono Barack Obama e David Cameron e lo scrivono anche sulle pagine del Times mentre il summit comincia commemorando le migliaia di caduti nei 13 anni di missione post 11 Settembre. «Un vertice cruciale in un momento cruciale» lo definisce il segretario generale dell'Alleanza Atlantica. Il Celtic Manor, leggendario campo da golf gallese, che ospita il summit è blindato. La linea che filtra senza bisogno di interpretazioni particolari è che contro la «minaccia jihadista», la comunità internazionale deve avere l'obbligo di agire per fermarne l'avanzata, coinvolgendo tutti gli attori regionali. Il piano di azione i leader lo discutono a cena, ma anche la prudente Merkel sostiene che «l'impiego di mezzi militari può poi riaprire la strada a una soluzione politica». «E se anche la Nato -ricorda il segretario generale uscente dell'Alleanza, Rasmussen-, non ha ancora ricevuto alcuna richiesta da Bagdad, è comunque pronta a tornare in Irak: sono sicuro che se il governo iracheno presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente». Cameron qualifica gli jihadisti come «una minaccia diretta alla Gran Bretagna» e non esclude di partecipare con gli Usa ai raid aerei.

E assicura che Londra «non cederà mai ai terroristi e non pagherà riscatti» anche se «John il boia» ha annunciato che il prossimo ostaggio a essere decapitato sarà britannico. Anzi, Cameron garantisce che «in un modo o nell'altro» John pagherà il conto alla giustizia. E c'è da credergli.

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