L'Ue mette in campo nuova tecnologia contro i clandestini

Gli ambienti scientifici hanno però definito “inefficace” e “fallimentare” la tecnologia messa in campo dall’Ue per individuare tempestivamente i finti profughi

L'Ue mette in campo nuova tecnologia contro i clandestini

L’Unione europea ha deciso di utilizzare una tecnologia “innovativa” nell’ambito della sorveglianza delle frontiere esterne dei Paesi membri. Bruxelles ha infatti recentemente messo a punto un sistema di scansione del volto umano in grado di capire, attraverso l’esame delle micro-espressioni della faccia, se un soggetto sottoposto a interrogatorio sta dicendo o no la verità. La strumentazione verrà inizialmente impiegata dalle forze dell’ordine di Lettonia, Grecia e Ungheria e servirà a smascherare “all’istante” i finti profughi.

Il sistema di scansione facciale è stato sviluppato, grazie a un finanziamento europeo di 4,5 milioni di euro, da un team di scienziati dell’università di Hannover e della società tecnologica greca European Dynamics. Ad avviso dei ricercatori, l’innovativa strumentazione permetterà agli agenti impegnati a interrogare i clandestini che si proclamano “rifugiati politici” di verificare in “tempi rapidissimi” la veridicità delle dichiarazioni rese da questi ultimi. Il sistema di scansione è infatti capace di rilevare, da impercettibili deformazioni della faccia, se uno straniero interrogato sta mentendo circa la propria natura di rifugiato. Secondo gli ideatori della strumentazione, la comparsa di micro-espressioni sulla superficie facciale del migrante sarebbe un “indice di stress e di insicurezza” e, di conseguenza, costituirebbe una prova della falsità del racconto fornito in quel momento dal clandestino alle autorità preposte alla concessione dell’asilo politico.

La validità delle rilevazioni effettuate da tale tecnologia è stata ribadita da George Boultadakis, ricercatore di European Dynamics: “La strumentazione da noi ideata è in grado di accertare con estrema accuratezza la sincerità delle dichiarazioni rese dalle persone. Il meccanismo di analisi facciale da noi brevettato è di fatto equivalente a una macchina della verità, ma molto più rapido ed efficace. La nostra scoperta aiuterà le polizie di frontiera europee a individuare con sempre maggiore precisione i soggetti che hanno davvero diritto allo status di rifugiati.” Nonostante i toni ottimistici manifestati dal team scientifico costituito su iniziativa dell’Ue, l’efficacia dello scanner facciale è stata subito messa in dubbio da autorevoli accademici.

Ad esempio, Bruno Verschuere, docente di Psicologia forense all’università di Amsterdam, ha duramente criticato la strumentazione promossa dai vertici europei: “L’Ue, incoraggiando lo sviluppo e l’utilizzo del sistema di scansione del viso, ha perpetrato un vergognoso spreco di soldi pubblici. I segnali non-verbali, quali le micro-espressioni del volto, non aiutano affatto a capire se un soggetto sta mentendo o no. La tecnologia messa a punto grazie al contributo delle istituzioni europee non ha alcun fondamento scientifico.” Anche Bennett Kleinberg, professore di Analisi biometrica presso l’University College di Londra, ha accusato l’Ue di avere sviluppato strumenti “pseudoscientifici”, destinati a produrre effetti “fallimentari” sul fronte del contrasto all’immigrazione irregolare: “Le autorità dell’Unione, per smascherare i finti rifugiati, hanno deciso di affidarsi a teorie pseudoscientifiche e a macchinari completamente inefficaci. La comparsa sul viso di micro-solchi o micro-tensioni non è affatto correlata a sensazioni di stress vissute in quel momento dalla persona interrogata e, di conseguenza, non aiuta minimamente a constatare la falsità o la veridicità di una testimonianza.”

Gli ideatori del sistema di scansione hanno però reagito alle critiche rimarcando costantemente l’efficacia di quest’ultimo.

Un portavoce di European Dynamics ha infatti definito “estremamente affidabile” l’innovativa strumentazione e ha poi evidenziato, quale dimostrazione della validità della scoperta, la recente decisione dell’università dell’Arizona di mettere a punto una copia dello scanner facciale realizzato in Europa.

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