L'ufficiale di Scotland Yard: "Gli islamici non vanno obbligati a integrarsi"

Le parole del funzionario britannico contro l’integrazione degli islamici sono state criticate con forza dai conservatori nazionalisti

L'ufficiale di Scotland Yard: "Gli islamici non vanno obbligati a integrarsi"

Nel Regno Unito stanno facendo molto discutere le recenti dichiarazioni di un esponente di spicco delle forze di sicurezza nazionali, secondo cui le autorità non dovrebbero “costringere gli islamici a integrarsi”.

Neil Basu, il funzionario governativo con attualmente più anni di esperienza nel Paese sul fronte del contrasto agli estremismi nonché capo della direzione generale antiterrorismo isituita all’interno della Metropolitan Police (nota popolarmente come Scotland Yard), ha esposto la tesi incriminata durante un’intervista concessa al quotidiano The Guardian. Nella sua conversazione con i giornalisti, l’ufficiale di polizia di origini indiane ha infatti asserito che l’unico modo efficace di prevenire il jihadismo sarebbe assicurare alle minoranze etnico-religiose, specialmente a quella musulmana,“maggiori opportunità di lavoro, mobilità sociale e istruzione”.

Durante il colloquio con i cronisti della testata, Basu ha appunto individuato le cause del terrorismo nei “sentimenti di frustrazione ed esclusione sociale” nutriti dalle comunità straniere in reazione alla “scarsità di prospettive di benessere e di avanzamento lavorativo che si registra oggi nel Regno Unito”. Di conseguenza, secondo l’alto funzionario, una strategia governativa diretta a moltiplicare le possibilità di occupazione e di studio a beneficio degli immigrati produrrebbe, sul piano della prevenzione delle minacce contro l’ordine pubblico, “più effetti benefici di tutte le politiche di sicurezza varate negli ultimi anni”.

Egli ha poi affermato: “Non dobbiamo dimenticarci che il 70-80% dei soggetti arrestati finora sul territorio nazionale per terrorismo islamico è costituito da ragazzi nati e cresciuti nel Regno Unito. Questo dimostra che è la nostra società contemporanea, piena di disistima verso le giovani generazioni di immigrati, a spingere queste ultime tra le braccia dell’Isis e di Al Qaida. Negare l’ascesa sociale e un futuro di benessere agli stranieri presenti nel Paese significa indurre costoro a credere che soltanto il reclutamento in una sigla sovversiva possa garantire un avvenire dignitoso”.

L’esponente di Scotland Yard si è quindi scagliato contro il concetto di integrazione, ribadendo il diritto della minoranza maomettana e di tutti i seguaci di qualsiasi altro credo di “preservare la rispettiva identità”: “Le politiche volte all’integrazione di comunità lontane dai nostri valori, principalmente di quella musulmana, sono munite di una valenza profondamente discriminatoria. L’integrazione implica infatti che chi non incarna l’identità dominante in un Paese debba nascondere il proprio retaggio culturale per farsi accettare dagli abitanti di quest’ultimo. Noi dobbiamo assolutamente rifiutare questo modello di società e sostituirlo con un altro fondato sul principio dell’inclusione. In una nazione inclusiva, ognuno, a cominciare dagli islamici, è libero di manifestare l’identità personale e non viene minimamente sollecitato a uniformarsi ai valori storici prevalenti nel contesto in cui è stanziato. Di conseguenza, per scongiurare il rischio-radicalizzazione, dobbiamo smetterla di obbligare gli individui di fede islamica ad adattarsi alle abitudini e alle tradizioni della società del Regno Unito. Costringere persone appartenenti ad altre visioni del mondo a rinnegare ciò in cui credono è un favore al terrorismo, non alla salvaguardia della sicurezza pubblica e delle istituzioni democratiche”.

L’esortazione di Basu affinché le autorità accantonino al più presto le politiche di integrazione delle minoranze ha subito provocato un’ondata di polemiche, con i politici tory nazionalisti che hanno bollato come “scioccante” quanto recentemente affermato dall’ufficiale di polizia. Ad esempio, Jacob Rees-Mogg, ministro per i Rapporti con il parlamento, ha definito la tesi dell’alto funzionario di Scotland Yard come un “via libera alla progressiva moltiplicazione nel Regno di tante repubbliche autonome, corrispondenti a innumerevoli comunità immigrate che continuano a seguire le loro usanze senza osservare né attenzione né rispetto verso i riferimenti culturali del Paese in cui si sono trasferite”.

Un altro membro del governo di Londra, il responsabile della Salute Matt Hancock, ha quindi tacciato di “insensatezza” le asserzioni di Basu, in quanto, ad avviso del primo, soltanto un’effettiva assimilazione della dimensione valoriale

britannica da parte dei soggetti provenienti da contesti identitari lontani, non il desistere dai propositi di integrazione, sarebbe il presupposto di una società realmente immune da atteggiamenti eversivi ed estremisti.

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