"Attui correttivi o fondi Pnrr a rischio". Ultimatum Ue all'Ungheria

La Commissione europea ha proposto il taglio del 65% dei fondi di coesione, pari a 7,5 miliardi di euro, e la sospensione del Pnrr per l'Ungheria, con altri 5,8 miliardi di euro

 "Attui correttivi o fondi Pnrr a rischio". Ultimatum Ue all'Ungheria

Nell'ormai guerra aperta tra l'Unione europea e l'Ungheria, Budapest rischia di subire un colpo economico durissimo. Nel caso, infatti, in cui il governo di Viktor Orban non dovesse attuare i correttivi proposti dall'Ue, nel quadro delle violazioni allo stato di diritto individuato da Bruxelles nello Stato magiaro, l'Europa potrebbe tagliare una parte dei fondi di coesione e sospendere il Recovery Fund ungherese.

La guerra tra Bruxelles e Budapest

La Commissione europea non ha ancora approvato il piano dell'Ungheria necessario per sbloccare i finanziamenti del Next Generation Eu, ovvero lo strumento economico europeo – anche chiamato Recovery Fund - impiegato per stimolare la ripresa economica del continente all'indomani della pandemia di Covid-19. Ricordiamo che, a fronte della presentazione di una spesa nazionale capace di rispettare i criteri stabiliti dal diritto dell'Ue, ciascun Paese riceverà una parte di finanziamenti. Come detto, manca ancora il via libera per Budapest. Il motivo è semplice: Bruxelles teme che il governo ungherese possa impiegare i fondi per altri fini, tra cui legittimare il proprio consenso interno e violare norme europee sullo stato di diritto.

Negli ultimi giorni, come sottolineato su InsideOver, il Parlamento europeo ha approvato la Relazione sulla Rule of Law in Ungheria relativa all’anno 2022, accusando Orban di aver edificato un "regime ibrido di autocrazia elettorale", e incovato l’applicazione dell’Articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea (Tue). Questo prevede l'eventualità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea, a fronte di una violazione grave e persistente da parte di un Paese membro dei principi sui quali poggia l’Unione, tra cui libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto.

Cosa rischia l'Ungheria

C'è dell'altro, perché la Commissione europea ha proposto il taglio del 65% dei fondi di coesione, pari a 7,5 miliardi di euro, e la sospensione del Pnrr per l'Ungheria, con altri 5,8 miliardi di euro. La perdita definitiva di questi fondi, pari a 13,3 miliardi di euro, potrebbe costare carissima al governo guidato da Orban. "Affinché le misure possano essere considerate adeguate, dovrebbero porre fine alle violazioni dei principi dello Stato di diritto e/o ai rischi che creano per il bilancio dell'Ue e gli interessi finanziari dell'Unione", ha scritto l'Ue in una nota.

La palla passa adesso al Consiglio, che ha un mese di tempo - prorogabile fino ad un massimo di altri due – per decidere il da farsi. In particolare, se adottare tali misure, a maggioranza qualificata (il 55% degli Stati membri vota a favore, e devono corrispondere ad almeno 65% della popolazione totale dell'Ue), o meno.

La risposta di Budapest

L'avvertimento dell'Ue è chiaro: le correzioni proposte salle autorità ungheresi devono essere recepite in quanto, una loro eventuale mancata applicazione, potrà avere un effetto anche sul dossier fondi e Recovery Fund. Dal canto suo, il governo ungherese ha fatto sapere che continuerà a negoziare con la Commissione europea e impedire che il taglio dei fondi di coesione diventi effettivo.

Il ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, si è mostrato ottimista sul fatto che siano già stati raggiunti risultati nei negoziati in corso. "Ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

Continuiamo il lavoro", ha riferito Varga su Facebook. "Sotto molti aspetti abbiamo ottenuto risultati positivi", ha aggiunto, assicurando che il governo di Orban continuerà a lavorare "affinchè gli ungheresi abbiano i fondi che spettano loro".

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