Presto la Macedonia non si chiamerà più così, anche se a dire il vero non sì è mai ufficialmente chiamata in questo modo. A causa della disputa con la confinante Grecia infatti, il nome utilizzato dal paese balcanico nelle sedi internazionali è, dal 1993, quello di Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia - o semplicemente Fyrom dall'acronimo in inglese- mentre il nome costituzionale usato dal governo è Repubblica di Macedonia. La motivazione di questa impasse diplomatica nasce dal fatto che Atene ha sempre considerato la regione storica della Macedonia - la quale si estende oltre che sui due paesi già menzionati anche sui territori di Albania, Serbia e Bulgaria - come parte integrante del patrimonio culturale ellenico in quanto diretta discendente dell'impero di Alessandro Magno, rifiutandosi così di riconoscere il nome dello stato slavo.
Dalla dissoluzione della Yugoslavia nel 1991 dunque, la Grecia si oppone a qualunque tentativo di ingresso nelle organizzazioni internazionali - fatto sotto il solo nome di Macedonia - della piccola repubblica, nel timore che questa possa avanzare rivendicazioni territoriali sull'omonima regione della Grecia settentrionale. Una questione che è rimasta in stallo per 27 anni fino a quando pochi mesi fa il presidente macedone Zoran Zaev, che auspica fortemente l'ingresso del Paese nell'Unione europea e nella Nato, si è operato per promuovere una serie di incontri con il suo omologo greco Alexis Tsipras, allo scopo di individuare un nuovo nome per il paese e di superare finalmente questa annosa vicenda. È di ieri infatti la notizia che la nuova denominazione dello stato verrà probabilmente annunciata nella giornata di domani, dopo un colloquio tra i due primi ministri dei paesi coinvolti.
Lo stesso Zaev ha dichiarato: "Entro la fine della settimana parlerò con il premier greco Tsipras, dopodiché verrà reso noto il nuovo nome" - aggiungendo inoltre - "Con la soluzione della disputa entreremo nella Nato. Nella regione non devono pensare che noi potremmo tornare indietro. La Macedonia è sulla buona strada. Abbiamo mostrato al mondo che la crisi politica è alle nostre spalle". Un risultato che difficilmente sarebbe potuto andare in porto senza l'appoggio decisivo del Consiglio d'Europa nella persona del suo presidente Donald Tusk, il quale a margine di un colloquio con Zaev, svoltosi lo scorso 17 maggio a Sofia durante il summit Ue-Balcani occidentali aveva annunciato: "Avverto un deciso cambiamento e la vostra reale volontà di andare verso la piena integrazione euroatlantica. Avete dimostrato che quando c'è la volontà di superare i fantasmi del passato, c'è modo di andare avanti" , riferendosi in questo caso agli accordi già raggiunti con la Bulgaria, altra storica contendente della questione, che dalla fine della Guerra Fredda non riconosce alcun diritto alla minoranza macedone presente all'interno del suo territorio.
Il nuovo nome verrà scelto partendo da una rosa di quattro proposte. Esse sono: Repubblica della Macedonia del Nord, Repubblica dell'Alta Macedonia, Repubblica della Macedonia-Ilinden e Repubblica della Macedonia-Skopje, con la prima soluzione che secondo l'emittente privata macedone Telma sembrerebbe essere la più quotata, anche da parte dei ministri degli Esteri dei rispettivi paesi, Nikola Dimitrov e Nikos Kotzias. Dopo l'annuncio ufficiale, i negoziati dovranno essere ratificati dal parlamento e successivamente sottoposti a referendum.
In questo modo la Grecia avrà il tempo di poter inviare alla Nato, entro la data del prossimo vertice che si terrà a Bruxelles l'11 e 12 luglio, la lettera con cui invitare formalmente la Macedonia a far parte dell'alleanza atlantica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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