La Macedonia è sempre più vicina al cambio definitivo del proprio nome. Nella giornata di ieri, il parlamento macedone si è espresso favorevole al voto per iniziare il lungo processo legislativo di modifica del nome del paese da Macedonia in Repubblica della Macedonia del Nord.
Il voto parlamentare ha visto più di due terzi dei deputati (all’incirca 80 su 120) a favore del processo di modifica della Costituzione come proposto dal governo in carica. "Una grande giornata per la democrazia a Skopje!", ha scritto sul proprio profilo twitter Johannes Hahn, commissario europeo per la politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento nella Commissione Juncker. “Mi congratulo con tutti coloro che hanno deciso di proseguire lungo il sentiero dell’Unione europea. Mi aspetto che la libera scelta di tutti i parlamentari sia pienamente rispettata, specialmente di coloro che hanno attraversato il corridoio questa sera. Abbiamo bisogno di statismo, non di giochi di società.” La posizione dell’europarlamentare è chiara e propositiva, e vede quest’occasione di cambio nome come la possibilità di avvicinare il paese balcanico all’asse dei paesi occidentali, sottraendolo all’influenza storica di Mosca.
La polemica sul nome della Macedonia ha origine nell'indipendenza dell’ex Repubblica jugoslava nel 1991. La Grecia, infatti, ritiene che il nome del vicino paese balcanico non possa essere utilizzato da un altro stato. Atene ha motivato il proprio rifiuto al nome adottato da Skopje per ragioni storiche e culturali. Il nome Macedonia sembra appartenere, e identificare, una provincia settentrionale di una regione dell’antica Grecia, contigua alla città di Salonicco.
L’intesa del cambio del nome del paese macedone era stato già raggiunto pochi mesi fa tra Zoran Zaev, premier della Macedonia, e il suo omologo greco Alexis Tsipras. L’intesa prevedeva infatti di modificare il nome della Macedonia in Repubblica della Macedonia settentrionale, garantendo la revoca del veto di Atene all’adesione di Skopje all’Unione europea e al Patto atlantico.
L’approvazione parlamentare di ieri sull’avvio dell’iter costituzionale di cambio del nome è stata fortemente contestata dall’opposizione politica rappresentata dal partito Vmro-Dpmne, astenutosi dal recente voto al referendum popolare dello scorso 30 settembre. La forte astensione dei cittadini macedoni (pari a circa due terzi dei votanti), nell’esprimere la propria opinione sull’accordo tra Macedonia e Grecia, ha complicato notevolmente l’ottenimento del consenso del Parlamento alla proposta governativa sul cambio del nome del paese. Il premier Zaev ha definito che il referendum di pochi giorni fa aveva soltanto un carattere “consultivo” senza alcuna soglia minima di partecipazione popolare per la convalida, come invece sostenuto dall’opposizione politica, che lo ha definito un vero e proprio flop.
La strada per la piena affermazione del nuovo nome della Macedonia è ancora in salita. Gli emendamenti che incorporeranno il cambio del nome in Costituzione dovranno essere nuovamente ratificati dal Parlamento e poi dalla Grecia.
In merito alla questione si è espresso poche ore fa anche il leader greco Alexis Tsipras che ha ammonito i deputati macedoni ad approvare la proposta costituzionale: "Vorrei incoraggiare i nostri vicini a muoversi con determinazione per ratificare l'accordo perché non ci saranno altre opportunità”.
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