La denuncia sulle condizioni della popolazione civile a Madaya, città che si trova al confine tra il Libano e la Siria, non lontano da Damasco, da sei mesi assediata dalle truppe governative di Assad e dai miliziani sciiti di Hebollah, era partita dagli attivisti locali, ed in breve è finita al Palazzo di vetro a New York, e sulle principali emittenti arabe, come al Arabyia e al Jazeera. Proprio il network qatariota infatti, aveva documentato nei giorni scorsi in un video la situazione della popolazione della cittadina siriana. Le immagini avevano mostrato i 42.000 abitanti di Madaya, denutriti e scheletrici, che tentano di sopravvivere all’inverno senza avere accesso a cibo, medicinali e beni di prima necessità. Secondo al Jazeera, che cita l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, vicino all’opposizione, 23 persone, tra cui bambini sarebbero già morti a causa della fame, mentre per Medici Senza Frontiere i morti per malnutrizione salirebbero a 28. Sempre secondo al Jazeera i bambini in stato di malnutrizione a Madaya sarebbero oltre 300. Chi sopravvive, riesce a farlo a stento, nutrendosi di foglie di alberi, cani e gatti. Ma anche questa fonte di sussistenza ormai scarseggia nella cittadina, come riporta la stessa emittente araba. L’emergenza umanitaria avrebbe raggiunto quindi livelli massimi, e secondo le testimonianze che giungono dalla città inoltre, a causa della scarsità cronica di beni alimentari, il cibo avrebbe raggiunto prezzi esorbitanti: fino a 100 dollari per un kg di riso.
Dopo le pressioni delle Nazioni Unite e della comunità internazionale, il governo siriano aveva quindi autorizzato nei giorni scorsi l’ingresso degli aiuti umanitari in alcune delle città assediate, tra cui Madaya. In realtà, la consegna di questi aiuti rappresenta anche la terza fase dell’accordo dello scorso settembre tra governo e Nazioni Unite per il cessate il fuoco in alcune aree del Paese, per il quale era stata già raggiunta con successo una tregua nella vicina Zabadani. Ed è per questo motivo, infatti, che i 21 camion contenenti aiuti umanitari sono diretti non solo a Madaya, ma anche nelle due città sciite di Fuaa e Kafraya, assediate dai ribelli dell’opposizione armata, nella provincia di Idlib. I convogli diretti a Madaya, Fuaa e Kafraya sono partiti lunedì mattina intorno alle 11.50 ora locale da Damasco, in un’operazione coordinata dalle Nazioni Unite, dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e dalla Mezzaluna Rossa siriana, che consegnerà alla popolazione beni di prima necessità, cibo, latte per neonati, medicine e coperte per ripararsi dal freddo.
Si tratta di due operazioni estremamente complesse poiché, soprattutto per quanto riguarda i due villaggi sciiti del nord, i convogli devono attraversare aree che sono attualmente interessate da scontri tra gruppi ribelli e truppe lealiste. Inoltre, accusano alcuni media vicini ad Hezbollah come il libanese The Daily Star, rispondendo alle accuse mosse alla milizia sciita per le violenze commesse durante l’assedio di Madaya, c'è il rischio che i leader di alcuni dei gruppi ribelli che tengono sotto controllo i villaggi sciiti possano prendere il controllo degli aiuti umanitari per rivenderli alla popolazione, come del resto è già accaduto in passato in questi villaggi, con gli aiuti consegnati nel mese di ottobre a Madaya, e nelle zone periferiche di Aleppo, secondo fonti libanesi e siriane. E ciò rappresenta senza dubbio un ulteriore fattore di criticità nell’assicurare il supporto umanitario alla popolazione civile.
Di “campagna mediatica d'inganno", relativamente alla situazione dei civili a Madaya e Zabadani, ha parlato anche l’agenzia di stampa governativa Sana. Al Jazeera, tra gli altri aveva infatti accusato il governo di Damasco di usare la carestia come ulteriore arma contro la popolazione. L’agenzia di stampa del governo siriano a questo proposito, ha alimentato le polemiche, denunciando il caso della strumentalizzazione della foto di una bambina emaciata e denutrita, diffusa proprio dalle stesse emittenti arabe per condannare la situazione nella città di Madaya e divenuta virale negli ultimi giorni tra gli utenti della rete, che l’hanno ribattezzata come la piccola Monna Lisa siriana.
La foto simbolo dell'assedio sarebbe però in realtà appartenente ad una bimba libanese, Maryana Youssef Mazeh. La vera identità della bambina ritratta nello scatto è stata resa nota proprio dalla famiglia della piccola, residente nel sud del Libano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.