Media occidentali: "Al-Baghdadi non è più il capo dell'Isis"

Da diversi post su Telegram si desume il recente cambio al vertice dell’Isis. Alla guida del “Califfato nero” vi sarebbe adesso Al-Haj Abdallah

Media occidentali: "Al-Baghdadi non è più il capo dell'Isis"

Abu Bakr Al-Baghdadi non sarebbe più il capo dell’Isis. Media occidentali sostengono che da alcuni post sui social network utilizzati dai terroristi si desumerebbe la recente destituzione del “Califfo”.

Il New York Times e il Daily Telegraph hanno recentemente dato grande risalto ai risultati dell’ultimo monitoraggio condotto dal Middle East Media Research Institute (Memri) sui canali social dello Stato Islamico. Secondo l’istituto di ricerca, su Telegram, servizio di messaggistica impiegato dai terroristi per scambiarsi informazioni, sarebbero stati pubblicati post relativi alla fine della leadership di Al-Baghdadi. Un affiliato all’Isis di nome Ibn Jubayr avrebbe inviato ai sostenitori della causa jihadista numerosi messaggi attinenti alla nomina di Al-Haj Abdallah, ex consigliere del leader uscente, quale nuovo “Califfo”. Al-Baghdadi sarebbe stato ridotto al rango di mera “figura simbolica”. Egli sarebbe stato destituito perché accusato di avere trasformato lo Stato Islamico in una “mafia irachena”.

Gli analisti del Memri, esaminando i post riconducibili a Ibn Jubayr, hanno riscontrato una profonda ostilità tra le file dell’Isis nei confronti della volontà di Al-Baghdadi di affidare i ruoli-chiave dell’organizzazione a individui di nazionalità irachena. A guidare la fronda interna sarebbero stati i miliziani impegnati a difendere la roccaforte jihadista di Deir el-Zor, nella Siria orientale. Uno dei capi della fazione ostile alla leadership di Al-Baghdadi sarebbe stato proprio Ibn Jubayr. Nei suoi post pubblicati sul canale Al-Nasihah del social Telegram, il terrorista dissidente afferma: “Al-Baghdadi sosteneva che gli Iracheni fossero leali e integerrimi. Perciò affidava sempre ai suoi connazionali posizioni di comando. Per colpa sua, individui analfabeti e dissoluti sono divenuti Governatori delle Province e giudici. Tali nomine hanno provocato malumori e divisioni tra i combattenti per la causa dello Stato Islamico. Costoro hanno iniziato ad accusare Al-Baghdadi di privilegiare i suoi favoriti e di avere rinnegato i sacri comandamenti del Corano.” Ibn Jubayr saluta con grande entusiasmo l’ascesa di Al-Haj Abdallah ai vertici dell’organizzazione: “Per colpa di Al-Baghdadi, la nostra comunità di fedeli era divenuta una setta nazionalista, una mafia irachena. Egli si era allontanato dal sentiero della luce e stava conducendo le nostre conquiste verso la decadenza. Sia benedetto Al-Haj Abdallah, la nostra nuova guida. Grazie a lui, lo Stato Islamico sarà ripulito di tutti coloro che si sono arricchiti sulle spalle dei nostri valorosi soldati.”

Non è la prima volta che gli analisti individuano sui canali social dei jihadisti critiche indirizzate ai vertici del “Califfato nero”. Nel febbraio del 2016, infatti, la vedova di un miliziano dell’Isis aveva pubblicato dei post nei quali biasimava la leadership di Al-Baghdadi, accusato di fornire un trattamento economico insufficiente alle mogli dei terroristi uccisi: “Sono mesi che piango perché non riesco a dare da mangiare ai miei figli. I compensi per le vedove dei martiri tardano ad arrivare e, quando vengono elargiti, sono miserevoli. Ha idea il Califfo del dolore che sto provando?” Sempre nel 2016, alcuni jihadisti attivi nel Maghreb avevano accusato il leader politico-religioso uscente di “pratiche discriminatorie”.

Costoro avevano criticato i vertici dell’organizzazione per avere accordato alle reclute nordafricane “paghe modeste e poche schiave”. Secondo il Memri, Al-Baghdadi avrebbe reagito alle lamentele dei jihadisti maghrebini condannando a morte questi ultimi.

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