In Messico infuria la protesta riguardo a un quadro, esposto attualmente nel Palazzo delle Belle Arti della capitale nazionale, in cui è raffigurato “Emiliano Zapata nudo”.
Nel dipinto incriminato, riferisce la Bbc, il leader della rivoluzione messicana, esplosa nel 1910 contro il dittatore Porfirio Díaz, appare infatti “con i tacchi a spillo, con un cappello rosa in testa, nudo e in groppa a un cavallo imbizzarrito”.
L’opera in questione si intitola La Revolución ed è stata realizzata nel 2014 dall’artista locale Fabián Cháirez. Il quadro è oggi esposto al Palazzo delle Belle Arti nell’ambito di una mostra sui cento anni dalla morte di Zapata, caratterizzata dalla presenza di 141 dipinti messi a disposizione da 70 collezioni d’arte.
La Revolución, precisa l’emittente britannica, aveva in precedenza già fatto capolino in altri musei, ma soltanto ultimamente è divenuta oggetto di polemiche. A innescarle sarebbe stata la scelta del ministero della Cultura di pubblicizzare la mostra del Palazzo delle Belle Arti dedicata a Zapata condividendo sui social una foto proprio della controversa creazione.
La notizia della presenza di quel dipinto nel centro culturale della capitale ha quindi spinto, riporta la Bbc, numerosi cittadini a condurre in questi giorni un vero e proprio “assalto” all’istituzione museale.
Le manifestazioni contro la creazione di Cháirez sarebbero condotte principalmente da contadini e allevatori, che considerano Zapata, condottiero di un movimento rivoluzionario costituito in gran parte da braccianti e campesinos, un simbolo di riscatto. I manifestanti sarebbero intenzionati a bloccare l’ingresso del museo fino a quando la tela incriminata non verrà rimossa.
Dai capannelli di contestatori de La Revolución creatisi di recente davanti al Palazzo delle Belle Arti si sarebbero levate finora frasi come “bruciatelo, bruciatelo” e diversi “slogan omofobi”. Le iniziative degli oppositori del quadro avrebbero successivamente indotto delle contro-manifestazioni organizzate dalle associazioni a difesa dei diritti Lgbt, con conseguenti tafferugli tra i due fronti.
Nel coro di critiche rivolte all’opera di Cháirez spicca la voce di Jorge Zapata González, nipote del leader della rivoluzione messicana. Il discendente del condottiero, contattato sempre dalla Bbc, ha innanzitutto assicurato che la sua famiglia “non permetterà assolutamente” che il celebre antenato venga oltraggiato, per poi tuonare: “Per noi parenti di Emiliano Zapata, quella tela ridicolizza la figura del nostro generale, dipingendolo come un gay”.
A difesa de La Revolución si è subito schierato il suo ideatore Cháirez, che, ai cronisti del medesimo network, ha replicato dichiarando di avere realizzato il controverso dipinto in reazione all’eccessiva presenza in Messico di raffigurazioni tendenti a “esaltare la mascolinità di Zapata”. Egli ha quindi affermato: “Ci sono alcune persone che provano disagio nel vedere corpi che non rispecchiano i canoni consolidati. Relativamente al mio dipinto, dove sta il suo significato offensivo? I miei contestatori parlano di insulto semplicemente perché Zapata è raffigurato come un effeminato”.
Anche Luis Vargas, curatore della mostra in corso presso il Palazzo delle Belle Arti, ha preso le difese della scioccante tela, puntualizzando che quest’ultima sarebbe diretta a promuovere dibattiti sui temi sociali del Messico contemporaneo, inclusi i diritti della comunità omosessuale.
Alla fine, i responsabili del centro culturale della capitale hanno annunciato, fa sapere la Bbc, che La Revolución continuerà a essere
esposta all’interno del palazzo fino al temine della mostra, causando l’ira degli oppositori del dipinto. Questi hanno così promesso di venire a manifestare ogni giorno fino a quando non otterranno la rimozione dell’opera.
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