Il boato, poi i morti - immobili - sulla strada piena di polvere e macerie. Sarebbero almeno 231 le persone uccise ieri durante due attacchi kamikaze a Mogadiscio, la capitale della Somalia. Il direttore dell'ospedale Madina, Mohamed Yusuf, ha riferito di 221 cadaveri, mentre i responsabili dell'Erdegon Hospital hanno contato dieci vittime. Il bilancio, però, potrebbe drammaticamente peggiorare nelle prossime ore (Gallery).
Ricostruire ciò che è successo ieri è molto difficile. Secondo la polizia, un ordigno a scomparsa sarebbe esploso all'esterno di un hotel all'incrocio K5, un punto strategico in cui si trovano uffici governativi, ristoranti e chioschi. Circa due ore dopo, un'altra esplosione avrebbe colpito il distretto di Medina. Nessun gruppo terroristico ha finora rivendicato l'attentato, anche se le forze dell'ordine pensano che dietro le bombe di ieri ci possa essere il gruppo terroristico Al Shabaab, la costola africana di Al Qaeda. Proprio "i giovani" somali, nel giugno del 2016, avevano attaccato l'hotel Ambassador di Mogadiscio, uccidendo 17 persone. In quel caso, oltre ai kamikaze, erano state usate anche armi a fuoco.
Tre giorni di lutto nazionale
Dopo la strage di ieri, il presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale e ha invitato tutti a rispondere agli appelli dei sanitari, che chiedono sangue per gli oltre 60 feriti ricoverati negli ospedali.
L'attentato di ieri mette parecchio in crisi il presidente somalo in quanto si pensava che la sua elezione (7 febbraio 2017) avrebbe potuto dare una parvenza di stabilità alla Somalia, un Paese che dal 1991, ovvero dalla caduta di Siad Barre, viene considerato dalla comunità internazionale lo "Stato fallito" per eccellenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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