Morto un altro oligarca di Putin: "Era ubriaco, è caduto da una barca"

Ivan Pechorin era l'uomo chiave di Putin nell'Artico. Secondo i media russi la vittima, ubriaca, sarebbe caduta in mare dalla barca sulla quale stava viaggiando nei pressi di Vladivostok

Morto un altro oligarca di Putin: "Era ubriaco, è caduto da una barca"

Ivan Pechorin, amministratore delegato dell'industria aeronautica della Corporation for the Development of the Far East and the Arctic, è morto in Russia in circostanze ancora da chiarire. La vittima, 39 anni, era un importante manager al servizio di Vladimir Putin, incaricato di amministrare le risorse energetiche russe presenti nell'Artico. Stando alle prime ricostruzioni, Pechorin sarebbe caduto da una barca da diporto. L'incidente sarebbe inoltre avvenuto vicino all'isola di Russky, nei pressi di Vladivostok, a 5.800 miglia ad est di Mosca.

Un'altra morte sospetta

Secondo quanto riportato dalla Komsomolskaya Pravda, Pechorin ha modernizzato l'aviazione nella Russia orientale e sviluppato le risorse di Mosca nell'Artico alla luce delle pesanti sanzioni inflitte dal blocco occidentale. Sulla carta, era dunque un uomo chiave di Putin. Anche perché pare che fosse responsabile, tra le altre cose, del supporto del trasporto aereo di passeggeri, della modernizzazione delle infrastrutture aeroportuali e della costruzione di nuove piste.

La citata Corporation for the Development of the Far East and the Arctic, un’agenzia di cooperazione pubblico-privato dedicata ai territori più lontani da Mosca, ha annunciato lunedì la sua "tragica morte". "La morte di Ivan è una perdita irreparabile per amici e colleghi, una grande perdita per la società. Porgiamo le nostre più sincere condoglianze a familiari e amici", si legge in una nota della società.

La sua ultima apparizione pubblica risalirebbe all'Eastern Economic Forum, evento tenutosi dal 5 all'8 settembre a Vladivostok. In quell'occasione, Pechorin ha parlato durante una sessione intitolata "Ognuno ha il proprio percorso: la logistica di un mondo cambiato". La morte di Pechorin segue quella dell'ex CEO della società, Igor Nosov, 43 anni, morto improvvisamente per un ictus lo scorso febbraio.

La ricostruzione della vicenda

La Pravda ha fatto sapere che Pechorin e un gruppo di amici erano "già ubriachi" quando sono saliti a bordo di una barca sabato sera sull'isola di Russky. Pechorin sarebbe quindi caduto da un ponte anteriore della barca a circa 40 minuti dall'inizio del viaggio. Il corpo è stato ritrovato lunedì sull'isola.

La morte di Pechorin potrebbe essere un tragico incidente o un "tragico incidente" costruito ad arte. "È del tutto plausibile che Pechorin sia caduto in mare dalla barca mentre oscillava perché era ubriaco. Fare feste a bordo di una barca e nuotare in mare sotto l'influenza dell'oscurità sono attività coerenti con il modo in cui gli oligarchi russi si divertono", ha dichiarato Rebekah Koffler, ex ufficiale della Defense Intelligence Agency, a Fox News. "È tuttavia improbabile che la verità venga scoperta perché non ci si può fidare delle indagini russe", ha aggiunto Koffler.

Mercoledì scorso, Pechorin ha moderato una discussione all'Eastern Economic Forum di Vladivostok in merito all'espansione dell'accesso dell'aviazione all'Estremo Oriente. In quello stesso giorno, Putin si è recato a Vladivostok per parlare al medesimo forum.

La lista si allunga

In attesa di capire cosa è accaduto a Pechorin, la lista delle strane morti di manager del petrolio o del gas risulta essere già piuttosto corposa. Il primo settembre, Ravil Maganov, 67 anni, un magnate del petrolio ed ex capo della seconda compagnia petrolifera russa, la Lukoil, sarebbe caduto dalla finestra del sesto piano di un ospedale di Mosca. Il magnate del petrolio aveva precedentemente espresso la sua opposizione all'invasione dell'Ucraina.

Lukoil ha però specificato che la sua morte è avvenuta "dopo una grave malattia".

Altri nomi degni di nota passati a miglior vita in circostanze misteriose sono Sergey Protosenya, Vladislav Avayev, Vasily Melnikov, Mikhail Watford, Alexander Tyulyakov, Leonid Shulman e Andrei Krukowski.

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