Mosca e Ankara: nemiche sulla Siria, amiche per il gas

Ecco perché le differenti prospettive in politica estera non influiscono sulle relazioni economiche russo-turche che invece, a parte lo stallo sul Turkish Stream, coprono molti settori, dal turismo al nucleare

Mosca e Ankara: nemiche sulla Siria, amiche per il gas

La questione siriana è il più grande ostacolo nelle relazioni politiche tra Mosca ed Ankara, ma non solo. Ci sono infatti numerosissime altre questioni geopolitiche in cui le posizioni dei due Stati sono nettamente opposte: l’Ucraina, la Crimea, la questione di Cipro e quella armena. Ma questo non ha fermato la cooperazione economica bilaterale tra i due Paesi in questi anni, che, anzi, si è sviluppata anche in relazione alle crisi che hanno coinvolto i due Stati su fronti diversi. “La Turchia sta sfruttando le sanzioni reciproche tra Russia ed Ue per aumentare il suo commercio con la Russia”, spiega il Dott. Gumer Isaev, direttore dell’Istituto di Studi Russi di Istanbul, “la frutta turca ha infatti rimpiazzato quella polacca e spagnola, e la crisi ucraina ha dato la possibilità alla Turchia di ospitare sul proprio territorio la costruzione di un gasdotto russo-turco, per aggirare gli Stati europei”. Nell’ultima visita di Erdogan a Mosca, quindi, non si è parlato solo di Siria. Al contrario, la visita è stata l’occasione per fare il punto della situazione sui principali progetti che uniscono Mosca ed Ankara. A pesare sulla bilancia commerciale bilaterale dei due Paesi infatti, ci sono molti settori, tra cui il turismo, ma ci sono anche e soprattutto i progetti legati all’energia, come quello del Turkish Stream e quello della centrale nucleare di Akkuyu, nella provincia di Mersin, costruita in collaborazione con la compagnia russa Rosatom.

L’accordo per la costruzione del Turkish Stream, progetto nato in reazione al divieto di transito disposto sotto le pressioni dell’Ue per il gasdotto russo South Stream in territorio bulgaro, è stato firmato il primo dicembre del 2014, ma l’inizio dei lavori è stato rimandato a data da destinarsi per via del mancato raggiungimento di un compromesso finale sul progetto. Il nodo per Ankara, rimane quello relativo al prezzo del gas. La Turchia, infatti spinge per ottenere ulteriori sconti perché è consapevole che Mosca non ha molte alternative per la realizzazione di quest'opera. Ma i ritardi nella conclusione dell’accordo potrebbero essere imputabili anche alla fase di incertezza che sta attraversando la politica interna turca, alle pressioni dell’Occidente sul Paese membro della Nato, nonché, come accusa l’ex ministro dell’Energia turco Yildiz, per un ritardo da parte di Mosca nel fornire le coordinate per iniziare i lavori di costruzione. Certo, l’Ue che da anni cerca di diversificare i propri fornitori, non ha nessun interesse a vedere la Turchia trasformarsi nel “principale hub del gas alle porte d’Europa”, mentre al contrario è fondamentale per Mosca – come dimostrato dall’incremento delle attività di Gazprom in Cina e Turchia - trovare un’alternativa all’Ucraina per portare il gas verso ovest.

Il progetto presenta numerosi vantaggi per Ankara, come spiega il Prof. Alexander Sotnichenko, ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di San Pietroburgo ed esperto sul tema. “Con la costruzione del Turkish Stream la Turchia diventerebbe un importante hub per la fornitura del gas all’Europa Occidentale, e questo corrisponde alle tradizionali aspirazioni della classe dirigente turca. In più il progetto, finanziato dalla Russia e costruito lontano dal Sud-Est del Paese dove è presente un certo grado di instabilità, creerebbe posti di lavoro ed un significativo indotto sul territorio sia nella fase di costruzione, sia nella fase di mantenimento dell’opera”. Per il professore, con la costruzione di questo gasdotto, “le relazioni russo-turche salirebbero al livello di partnership strategica, che si tradurrebbe a livello economico in una significativa apertura ai turchi del mercato russo, e a livello politico nella ripresa di progetti di cooperazione per la sicurezza in Medio Oriente, sul modello della Platform of Stability and Cooperation in the Caucasus, presente nell’agenda Erdogan dal 2008”. Al contrario, secondo l’esperto, “un fallimento delle trattative sul gasdotto avrebbe conseguenze molto negative sullo sviluppo delle relazioni tra i due Paesi in molti settori, dal turismo, all’agricoltura, agli investimenti finanziari”.

Il vero simbolo del rilancio della cooperazione economica tra la Turchia e la Russia è però la centrale nucleare di Akkuyu la cui costruzione è stata annunciata nel 2010-2011, e che le parti hanno ribadito di voler completare entro il 2022. L’industria nucleare è uno dei punti di forza della Russia e la cooperazione sul nucleare è indicativa del fatto che ci sono buone relazioni economiche tra un Paese e la Russia, come dimostra il caso, fra gli altri, della centrale nucleare di Busher in Iran” spiega Isaev. “La Turchia, inoltre, è povera di gas e petrolio ed ha bisogno di energia a basso costo”, continua, “e la caratteristica interessante del progetto di Akkuyu è che la Russia, finanziando la costruzione dell’impianto, sarà proprietaria della centrale e vi opererà, vendendo l’energia prodotta alla Turchia”. Mosca sta inoltre provvedendo alla formazione di centinaia di specialisti turchi che opereranno nella centrale.

Se il progetto di Akkuyu è considerato come un significativo passo avanti nella cooperazione tra i due Paesi, sul fronte del Turkish Stream invece, come sottolinea Sotnichenko, “le relazioni bilaterali fra Russia e Turchia sono ad un bivio”. L’accordo sulla pipeline russa però è molto importante, forse tanto da arrivare a segnare, per un dato periodo, il futuro delle relazioni fra i due Paesi.

È per questo forse che entrambe le parti, a margine della visita a Mosca di Erdogan, hanno tenuto a sottolineare che nonostante le difficoltà, “tutto è sulla buona strada”, come ha confermato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov.

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