Non solo Alexei Navalny. In Russia sono stati condannati altri manifestanti per i cortei non autorizzati di domenica scorsa, durante i quali la polizia ha fermato centinaia di persone. Il tribunale Tverskoi di Mosca ha condannato l'attivista Nikolai Liaskin a 25 giorni di carcere. A Leonid Volkov, braccio destro di Navalny, sono stati inflitti dieci giorni. Il leader della protesta Navalny, fiero oppositore di Putin, è stato punito con 15 giorni di carcere per resistenza durante l’arresto, oltre a una multa di 20 mila rubli (circa 325 euro) per aver organizzato un’iniziativa non autorizzata.
Partito come blogger anticorruzione, Navalny ormai è uno dei simboli dell'opposizione russa a Putin. La condanna che gli è stata inflitta non fa che rafforzare la sua battaglia contro il potere, portata avanti anche con la candidatura alle presidenziali del 2018. Ma da dove arriva Navalny? Quaranuno anni, laureato in legge, è segretario del Partito del progresso nonché presidente della Coalizione democratica (che unisce il Partito del progresso e RPR-Parnas), formazione in tempo co-presieduta con Boris Nemtsov, morto assassinato nel febbraio 2015. Ha iniziato a farsi conoscere nel 2007, con un blog molto seguito in cui fa le pulci al sistema politico russo, accusato di gravi fenomeni di corruzione.
A sostegno della propria crociata ha comprato le azioni di alcune società petrolifere e bancarie del paese, per avere modo di intervenire nelle assemblee degli azionisti, reclamando
maggior trasparenza. Le sue accuse puntigliose e il linguaggio breve e tagliente, oltre all'uso attento dei social, lo hanno reso molto popolare specie fra i giovani russi.
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