In Nigeria è palpabile la tensione che vivono i cristiani, specie quelli che abitano nella Middle Belt, la zona del paese dove, dall’inizio di questo 2018, sono stati uccisi, nel solo Stato di Benue, circa 500 fedeli di Gesù Cristo. Gli autori delle tremende uccisioni sono i pastori musulmani dell’etnia nomade dei Fulani.
Se negli anni passati gli scontri tra questi musulmani e gli agricoltori del luogo, in prevalenza cristiani, sono stati dovuti a contese per i pascoli (con i cristiani che spesso hanno registrato attacchi ai loro raccolti e violenze contro le loro mandrie) adesso questi conflitti hanno assunto la preoccupante matrice non dell’odio economico o etnico, ma di quello religioso.
I media nigeriani tendono a minimizzare l'islamismo militante dietro gli attacchi preferendo attribuire la violenza a "tensioni etniche", a "una battaglia per la terra e le risorse" o persino "ai cambiamenti climatici", ma è evidente la natura religiosa dei massacri.
È così elevata la preoccupazione che monsignor William Amove Avenya, vescovo di Gboko, attraverso l’ACS Italia (la Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre) ha scongiurato di non rifare gli stessi errori che sono stati fatti "con il genocidio in Ruanda. Era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo ha fermato. E sappiamo bene come è andata a finire. L’Occidente guarda ancora ai Fulani come ad una problematica interna. Non fate come con il Ruanda, non aspettate che si compia il genocidio prima di intervenire".
Il riferimento è relativo a quanto accaduto nel vicino paese africano dove, durante circa 100 giorni (dal 7 aprile alla metà di luglio del 1994) furono uccisi circa 1 milione di ruandesi dell’etnia Tutsi dai membri Hutu della maggioranza di governo.
"Sono criminali e terroristi ma non fanno le stesse cose nei territori a maggioranza musulmana", ha denunciato nell’intervista monsignor Avenya, riferendosi ai Fulani della Nigeria. "Siamo convinti che sia in atto una pulizia etnica nei confronti dei cristiani", con i pastori fulani, peraltro, che sembrano sempre più dotati di armi sofisticate, come i fucili AK 47.
Come Avenya, anche i monsignori Peter Iornzuul Adoboh (vescovo di Katsina Ala) e Matthew Ishaya Audu (di Lafia) sostengono che vi sia una "chiara agenda per islamizzare la Middle Belt nigeriana attraverso i pastori fulani e il governo non fa nulla per fermarli" attraverso la polizia federale. Questo perché il settantacinquenne presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, al potere dal 29 maggio 2015 (dopo esserlo stato nel biennio 1983-85) è di etnia fulani.
Come riportato da Breitbart News, la scorsa settimana uomini pesantemente armati hanno aperto il fuoco contro i cristiani in diversi villaggi dello Stato di Plateau, nella Nigeria centrale, uccidendo decine di loro, ferendone centinaia e bruciando circa 50 case.
Il reverendo Gideon Para-Mallam, della International Fellowship of Evangelical Students di Jos, ha affermato a Breitbart che la violenza fa parte di un modello, di
un'agenda emergente, che rappresenta "un altro Boko Haram travestito". L'intensità degli attacchi nella Nigeria centrale è indicativa, secondo Para-Mallam, "perché lo stato di Plateau è l'epicentro del cristianesimo" nigeriano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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