La Commissione Europea sul caso dei migranti su cui si è aperto un braccio di ferro nelle ultime ore tra Italia e Ong sceglie la terza via: quella di Ponzio Pilato. E, nascondendosi dietro i tecnicismi, si lava le mani. "Stiamo seguendo la situazione a stretto contatto e abbiamo visto che ci sono tre navi con persone a bordo che hanno chiesto aiuto. La Commissione non è responsabile del coordinamento" delle azioni di salvataggio in mare ma "occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale" per gli Stati membri salvare persone in mare, ha detto la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, rispondendo ad una domanda sui casi delle navi Humanity e Ocean Viking.
Per la precisione, la Commissione non è responsabile del coordinamento di queste operazioni di salvataggio in mare, nè nel processo per la definizione di un luogo di sbarco. Ma nella presa di posizione dell'esecutivo Ue sottolineata dalle dichiarazioni di Hipper sembra esserci una velata critica nei confronti della scelta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di rifiutare lo sbarco alle navi umanitarie. Una scelta, va detto, operata dell'ex Prefetto di Roma senza una gran discontinuità nei confronti della precedente gestione di Luciana Lamorgese, ma a cui è associata una retorica che richiama le estati del 2018 e del 2019, in cui al Viminale c'era Matteo Salvini, di cui Piantedosi era capo di gabinetto. Ai tempi si sovrapponeva la politica di sbarco a quella dei salvataggi, con la famosa accusa proveniente da sinistra al governo Conte I di "far morire i migranti in mare" che associava il salvataggio all'effettiva accoglienza. La Guardia Costiera italiana non si è mai fermata del tutto nelle operazioni di salvataggio dei migranti e né Salvini nel 2018-2019 né Piantedosi oggi intendono invertire questa rotta. La vicenda è diversa quando si fa riferimento alla partita dell'accoglienza effettiva dei migranti. E la Commissione, con una critica velata all'Italia, prende di fatto posizione non sciogliendo questa ambiguità.
L'organizzazione non governativa Sos Mediterranee ha annunciato in una nota di aver chiesto assistenza a Grecia, Spagna e Francia per offrire un porto sicuro alla nave Ocean Viking, con a bordo 234 migranti, dopo che, "nonostante le ripetute richieste" ai Centri di coordinamento per il soccorso in mare di Malta e Italia, non è stato ancora indicato un approdo; la Ocean Viking ha 234 migranti salvati in mare, 179 sono a bordo di Humanity 1 e ben 572 di Geo Barents che si trova in zona Sar maltese dopo il salvataggio ad opera di Medici senza frontiere.
La velata accusa della Commissione europea non fa i conti con la realtà: l'Italia è oggi più che mai la nazione che maggiormente si impgna per i salvataggi. Per fare riferimento al caso più recente, sono complessivamente 383 i migranti soccorsi nel pomeriggio del Giorno di Ognissanti nel centro del Mediterraneo, a 40 miglia da Capo Murro di Porco, al largo delle coste siracusane. I profughi, alcuni dei quali originari del Bangladesh, sono stati tratti in salvo da due motovedette della Guardia costiera, una della Guardia di finanza e dal pattugliatore della Guardia civil spagnola, Rio Arlanzà, utilizzato per la missione Frontex. Il caso è ben diverso quando si fa riferimento alle navi private di Ocean Viking e Humanity, mentre quello di Geo Barents, visto il legame con Msf, è ulteriormente più complesso da analizzare. In questo caso il tema è quello del collocamento dei migranti ed è a maggior ragione scivoloso se pensiamo che una nave di queste, la Ocean Viking, batte bandiera norvegese ed è dunque riferita a un Paese extra-Ue.
Hipper in conferenza stampa ha dichiarato che sui ricollocamenti "è stato siglato un accordo di solidarietà, che rappresenta un passo avanti importante anche per l'italia. Gli Stati membri si sono impegnati a mettere in atto un meccanismo di solidarietà volontario, semplice e prevedibile", ma al cui incentivo esplicito la Commissione non sembra pensare. A questo potrebbe contribuire la proposta per il ricollocamento tra i Paesi di un minimo di 5 o 10 mila migranti all'anno preparata dalla presidenza ceca dell'Ue e di cui ha preso visione Politico. La presidenza ceca scrive che gli Stati membri "sono invitati a considerare" una soglia minima annuale per le ricollocazioni volontarie. Suggerisce 5 mila o 10 mila come opzioni possibili, ma lascia aperta la possibilità che la Commissione europea possa spingere il numero ancora più in alto: in quest'ottica, scegliendo di delegare agli Stati la trattativa sulla scelta del porto sicuro di sbarco dei migranti, la Commissione si lava le mani ma non può rinunciare a cuor leggero al potere di indirizzo e coordinamento che porterebbe Bruxelles a essere un partner dialogante importante per spingere i Paesi a aprire agli sbarchi in un Paese avendo in tasca uno schema di ricollocamento chiaro.
Chi tace è la presidente Ursula von der Leyen. Forse perché una delle navi batte bandiera tedesca, la Humanity, e invitarla allo sbarco nel suo Paese aprirebbe a un fastidioso conflitto di interesse capace di creare imbarazzo nella leader europea che studia da futura cancelliera conservatrice. A pensar male, si sa, si fa peccato. Ma molto spesso ci si azzecca.
E sui migranti troppo spesso l'Ue è stata eccessivamente critica, se non pregiudizievole, verso un'Italia che ha sobbarcato più di tutti gli altri Paesi il peso di salvataggi in mare e accoglienza, ricevendo spesso in cambio solo critiche ingenerose.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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