Nathalie Jardin era una ragazza originaria di Marcq-en-Barœul, vicino a Lille, e faceva parte della squadra di tecnici del Bataclan dal 2011, cioè dal suo arrivo a Parigi. La sera di venerdì 13 novembre 2015, tuttavia, non era al noto locale parigino per lavorare, ma semplicemente per passare una serata serena e spensierata fra amici, prima che la furia omicida degli attentatori islamisti la uccidesse, a soli 31 anni, insieme ad altre 129 persone, fra le quali l'italiana Valeria Solesin, nel più feroce e cruento attacco che la Francia ricordi sin dal dopoguerra. Ebbene, per il quotidiano della gauche caviar, la "sinistra al caviale francese", Le Monde, è più importante parlare non tanto dell'islamismo radicale che rappresenta - ancora oggi - una grave minaccia per l'occidente e per la Francia in particolare, ma screditare il padre di Nathalie, Patrick Jardin, facendolo passare vergognosamente per un livoroso estremista di destra e antislamico.
Le Monde attacca il padre della vittima del Bataclan
Così scrive il quotidiano in un sconcertante articolo firmato da Stéphanie Marteau: "Non lasciatevi ingannare dalle magliette rosa che gli piace indossare. Patrick Jardin è un uomo arrabbiato. Parte civile nel processo per gli attentati del 13 novembre, il padre di Nathalie, 31 anni, uccisa al Bataclan, sarà in tribunale il 26 ottobre prossimo a testimoniare per 'sputare il suo odio', come lui stesso afferma" sottolinea Le Monde. "Contrariamente agli altri che si sono costituiti parte civile, il cui dolore non si riversa in campo politico, l'insondabile tristezza di Patrick Jardin alimenta un vecchio e virulento attivismo di estrema destra. E nessuno sa se questo padre devastato riuscirà, in Tribunale, a contenere la rabbia che lo spinge". Da sei anni agisce a margine delle associazioni delle vittime, prosegue il quotidiano, secondo lui, affette dalla 'sindrome di Stoccolma': "Loro, a differenza di me, non hanno odio. Per me è incomprensibile e a volte mi ritrovo a chiedermi se sono normale o se sono loro a non esserlo. Mi disgusta vederli inchinarsi in quel modo. Io sono incapace di perdonare e mi rifiuto di chinare la testa". Nel pezzo Le Monde definisce Patrick Jardin un'icona "anti-islamica", vicino a deputati "sovranisti" come Nicolas Dupont-Aignan, leader del partito di destra Debout la France.
L'insostenibile moralismo buonista del quotidiano della sinistra francese
Dunque per il quotidiano della sinistra al caviale francese il problema non è l'islamismo omicida - evidentemente - ma la reazione "livorosa" di un padre arrabbiato che ha il difetto di non essere di sinistra e di simpatizzare per i sovranisti. Certo, c'è una bella differenza fra islam e radicalismo islamico, ma cosa può provare un padre che perde una figlia giovanissima in quel modo? Dovrebbe forse tacere? Che risposte può dare al suo tormento di genitore - peraltro vedovo - che vede la figlia morire per via di un'ideologia pericolosa e assassina incompatibile con i valori occidentali? Patrick jardin ha tutto il diritto di essere arrabbiato, di non dover rendere conto a nessuno di ciò che sente e pensa, di provare un sentimento di odio. Di non voler perdonare assassini che, in nome dell'islamismo radicale, non si pentirebbero mai di ciò che hanno fatto e anzi ne vanno orgogliosamente fieri.
Perché bisogna mostrarsi buoni, a tutti i costi, verso barbari che ammazzano così senza pensarci due vole persone innocenti? Perché va bene la tolleranza, ma come diceva un certo Antonio Gramsci "la bontà disarmata, incauta, inesperta e senza accorgimento non è neppure bontà, è ingenuità stolta e provoca solo disastri". Ed è proprio quel buonismo stolto e incauto che buona parte dell'opinione pubblica occidentale - fra cui Le Monde - nutre nei confronti dell'islamismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.