Pakistan, assoluzione Asia Bibi: si temono gravi violenze nel Paese

Cresce la tensione in Pakistan dopo l’assoluzione di Asia Bibi. Pronti cortei di protesta degli estremisti islamici. Paura di ritorsioni contro i cristiani

Pakistan, assoluzione Asia Bibi: si temono gravi violenze nel Paese

La Corte suprema del Pakistan ha assolto oggi Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia nel 2010 per un presunto reato contro il profeta Maometto durante una discussione. La notizia è stata accolta con grande gioia dagli attivisti per i diritti umani e, soprattutto, dalla comunità cristiana del Paese.

Ma non tutti hanno accettato di buon grado la decisione. Khadim Hussain Rizvi, a capo del partito islamista "Tehreek-e-Labbaik Pakistan" (Tlp), nei giorni scorsi ha usato parole di fuoco contro una possibile assoluzione della donna ed ha già annunciato una grande protesta nazionale contro il verdetto.

La tensione, già alta, col passare dei minuti sta crescendo in tutto il Paese. La sentenza, infatti, è stata accolta in una Islamabad in stato di massima allerta con unità dell’esercito che sono state stanziate a difesa degli edifici istituzionali. Imponenti misure di sicurezza sono state adottate anche in altre province e nelle principali città pakistane come Lahore e Peshawar.

È fondata la paura che possa accadere da un momento all’altro qualcosa di grave. La drammatica vicenda di Asia Bibi già in passato ha provocato la morte di persone di alto profilo. Nel 2011 l'ex governatore del Punjab, Salman Taseer è stato ucciso da una delle sue guardie del corpo per aver difeso pubblicamente la causa della donna.

Il secondo omicidio è stato quello di Shahbaz Bhatti, ministro cristiano delle Minoranze, assassinato nel 2011 sulla soglia di casa, “colpevole” sia di essersi schierato con Asia Bibi che per l’aver chiesto di impugnare la legislazione contro la blasfemia.

Come riporta La Stampa, le forze dell’ordine stanno presidiano i luoghi di culto cristiani, tra cui le cattedrali, in quanto temono violente ed imminenti ritorsioni da parte degli estremisti islamici che hanno annunciato cortei in tutto il Paese. Per scoraggiare proteste di massa che possono sfociare in gravi scontri, il governo ha disposto il blocco nazionale dei telefoni cellulari dalle 9 del mattino alle 9 della sera.

Tra quanti hanno tentato di condizionare il processo fin dal suo inizio ed ora sta aizzando la rabbia, soffiando pericolosamente sul fuoco dell’odio, vi è il già citato Khadim Rizvi, fondatore e leader del movimento radicale islamico “Tehreek-e-Labaik Pakistan”.

Rizvi, alla vigilia del verdetto, con il chiaro intento di intimidire la magistratura e l’esecutivo, ha diffuso una “fatwaˮ invitando a uccidere i magistrati se avessero assolto la donna cristiana.

Secondo la logica degli estremisti, infatti, la stessa Corte Suprema può essere accusata di blasfemia e, quindi, diventare un bersaglio legittimo da colpire.

L’uomo ha anche promesso rappresaglie contro i cristiani che vivono nel Paese. Minacce, queste, che nessuno prende alla leggera

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